CODY ROWE (Texas State of Mind)
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  Recensione del  01/05/2011
    

Giovane songwriter texano, nativo di Dallas, di quelli in ebollizione, instabili, dove la troppa felicità vissuta in un giorno può creare brutte ferite, ma anche quelli che per scrollarsi di dosso l’interà città con tutti i simboli e le seccature a cui è connessa, e pur di dormire in un camioncino e fare musica, ha fatto i bagagli e si è trasferito a Fredericksburg. Lì è ripartito con un altro piglio, un’altra intensità, un altro ardore, riversato poi nel primo disco, Texas State of Mind: texas country, honky tonk e americana, voce calda è impostata, violino e ‘driving guitars’ su storie di donne e whiskey.
Gagliardo mix di sana texas music, quella malinconica e sognante, ma anche bruciante e dolorosa quando si tratta di narrare di un passato che non se va, in più Cody Rowe sceglie tra i migliori musicisti della Stella Solitaria: la steel guitar di Artie Passons -dalla Kevin Fowler Band, il violino di Brendan Anthony -dalla Pat Green Band (un paio di songwriter con cui condividere i testi, e infine la scelta di due cover doc, Jerry Jeff Walker e Chris Wall).
E poi le canzoni: country e rock dialogano fin dall’amabile Walking on By, e conducono l’ascoltatore lungo l’esplorazione, il movimento, lo spostamento di Texas State of Mind, spirito genuino che arriva dalla title-track o dalla luminosa Half A Heart, Cody Rowe ci tiene a tenersi lontano dal tipico prodotto di consumo radiofonico, veleggiando lungo le coste del roots-country stradaiolo, dove rimane ben ancorato con Little White Lies, Room To Roam e la spumeggiante Heads You Win.
Un esordio di certo non nel segno della cautela, esibisce nel contempo un gioco di richiami e omaggi che traspaiono in ballatone che restano frizzanti, come Hard On The Whiskey o nell’omaggio splendido di una pepata Trashy Women. Le donne e l’alcohol restano il motore degli eventi di Texas State of Mind, ma seppur biforca verso queste due vie principali, Cody Rowe ha il tempo per lasciar esplodere ed implodere il suo stile nelle conclusive Caveman e One Less Cowboy. Con la medesima naturalezza. Colpendo ancora una volta, il cuore della Texas Music.