Bastano le foto del booklet per inquadrarlo: la strada, cappellino da camionista, la LoneStar beer in primo piano, insomma sobrietà la parola d’ordine di
Chris Gates, songwriter/vocalist e chitarrista di Austin con un passato da bluesman e punk rocker in 4-5 bands (suona dal ’78) che ha deciso di passare dalla parte del microfono e cantare le proprie canzoni. Gli sono bastate un paio di sessioni, alcune demo per testare un progetto solista e poi in rotta verso Gatesville, l’incontro con amici e la chitarra di Tony Readman, ma oltre alla band trova anche l’esordio di
Ain’t it Grand (2006) e quest’ultimo
Welcome to Gatesville.
A sentire il rock solido di
Those Were The Days anche il nuovo disco è attraversato da una carnale vena chitarristica che va ad affondare nel limaccioso sedimento della vita quotidiana di periferia dove il rientro nella norma non è mai in agguato, c’è aria di libertà in
Welcome to Gatesville, ‘eleganza’ della spontaneità impastata di blues nella divertente
I’m Not Your Man, ma soprattutto capaci di schiaffi potenti come nella vibrante e scura
Devil’s on My Trail e in
Lowdown & Dirt.
Chris Gates ruota tra rock, blues, americana e il Texas, il suo credo è :"
We're not trying to change the world or reinvent the wheel," dice Chris, "
we just wanna remind folks what a good time feels like".
La telecaster è dolce nelle ballate elettriche di
Forever Come Today e di
Man of My Dreams o tra i cuori sanguinanti e spezzati della splendida
Broken Hearts & Faded Pictures, ma non si smarriscono, mai fiacche, non svuotano di efficacia anche per l’appoggio di una scrittura essenziale come nell’acustica
Loving You. Vento texano nella deliziosa
Searching For You, spinge
Chris Gates and Gatesville ad un finale rovente, ripescando
Southern Man ai 6 minuti di
Come See About Me con i quasi nove della splendida e conclusiva
Simple Man, con quella jam incantevole. Un bene prezioso perché permette una percezione il più possibile pura e intonsa delle strade sonore che si aprono verso Gatesville.