BUDDY MILLER (The Majestic Silver Strings)
Discografia border=Pelle

        

  Recensione del  01/05/2011
    

Che squadra! Il musicista, produttore e songwriter Buddy Miller insieme a tre acclamati chitarristi – il jazzista Bill Frisell, Marc Ribot dalla parte del rock e la steel di Greg Leisz –i Majestic Silver Strings come celebra il titolo del nuovo album di Buddy Miller: “We had been talking, just casually, about maybe making a record together sometime. It just kind of occurred to me when I was working with Marc on another record: Why don’t we all do this together and do it now? Well, ‘now’ turned out to be 10 months later”.
The Majestic Silver Strings è un disco particolare, lontano dalle produzioni a cui Miller ci aveva abituato, l’idea era quella di rivedere e re-immaginare alcuni dei classici della country music con l’atmosfera della chitarra e a più voci (tra le tante Emmylou Harris, Patty Griffin, Julie Miller). L’esito è alterno, sull’indubbia fluidità tra i tre chitarristi non c’erano dubbi, ma francamente di ‘Storia della country music’ c’è assai poco (una su tutte, Dang Me coi Chocolate Genius), la sensazione è di una celebrazione di grandi interpreti, i Majestic Silver Strings e forse questo è il vero sapore del disco: una torta bella da vedere, ma molto meno buona da mangiare, vuoi perché troppo dolce, vuoi perché scaduta.
La malinconia della dolce Cattle Call tende inizialmente ad unire questi testamenti in note secolari, ma nei continui salti spazio-temporali, non tutto regge in maniera equilibrata: il bluesy-jazzato di No Good Lover (canta Ann McCrary) e le ballatone country di I Want To Be With You Always (Patty Griffin) e That's The Way Love Goes (con Shawn Colvin) spiccano tra i vari lamenti, canzoni di reclusi (molto suggestiva Barres De La Prison -Marc Ribot anche al microfono), sentimentali ma con una buona dose di humor.
Ma la malinconia di Meds e Return To Me (Lee Ann Womack) o di Why I'm Walkin' (Emmylou Harris) gela ogni cosa in una sospensione musicale fin troppo ‘silenziosa’ come per la cowboy song di Bury Me Not on the Lone Prairie ancora con Ribot, trasformata in una litania folk fin troppo elaborata. Il mosaico country di The Majestic Silver Strings in cui si incastrano tutti questi tasselli (comprensiva di strumentale, Freight Train), alla fine non possiede coesione, tanto da renderle inevitabilmente prive del necessario interesse. Cresce invece il rimpianto ad ascoltare Why Baby Why e la splendida God's Wing'ed Horse (con Julie Miller), perché con Buddy Miller al timone sarebbe stata tutt’altra cosa.