Sesto disco per la band texana degli
Explosions In The Sky, dopo un paio di cd altalenanti, fin troppo furbeschi e accomodanti, per raccogliere le sparse fila del loro talento hanno impiegato 4 anni. Con
Take Care, Take Care, Take Care c’è una più matura consapevolezza della complessità dell'esistenza umana, l’intreccio tra memoria e immaginario è più fluida, mettono un piede nel futuro con la conoscenza, la coscienza, di ciò che è stato inciso in passato. Lo schema non si discosta dal classico suono degli
Explosions in The Sky (amato anche dai pubblicitari, la giusta atmosfera per i pisellini della Findus!), suono strumentale e chitarre limpide che vanno a costruire paesaggi malinconici, abitanti di mondi senza luogo e senza tempo, di quel ‘west texas’ carnale e bastardo a metà tra il nulla e la speranza, tra le nuvole e il terreno.
Mark Smith, Munaf Rayani e Michael James -col batterista Chris Hrasky- hanno i tempi giusti, brani di 8 minuti,
Last Known Surroundings,
Be Comfortable,
Creature e
Human Qualities, attraversano angoli sconosciuti della malinconia, vivono di realtà identiche ai sogni e che si rivelano a loro volta dei sogni da cui ci sveglia proprio mentre comincia un’altra realtà identica a quel sogno. Certo, a volte sono presenti delle forzature che rompono provvisoriamente l'atmosfera che si è creata, le voci di
Trembling Hands fanno storcere il naso, ma per fortuna durano poco.
Restano perle come
Postcard From 1952 e l’intensa conclusione di
Let Me Back In, dense di un pathos inavvicinabile e impalpabile, a riconfermare la caratura degli
Explosions in The Sky che continuano ancora a scommettere, ma stavolta almeno non perdono.