Band californiana che si è costruita una onesta reputazione come rock ‘n’ roll band dalla West Cost alla East Coast, non hanno la presunzione di pensare che bastino chitarre, un piano e scrivere di cuori spezzati per farle diventare belle canzoni, o seguire gesti comuni della vita quotidiana sia sufficiente a dichiarare una propria poetica, ma i
The Blessings su di un palco sanno come comportarsi e
Tomahawk Inn anche se spara qualche cartuccia a salve (nel finale, con
Shufflin' fool e
Leavin'), sa il fatto suo.
Con la scoppiettante
She thinks she Loves Me si presentano, Jeremy White -voce, chitarra e armonica-, Mike Gavigan alla seconda chitarra e un piano / hammond B3 mai domo nelle retrovie. Canzoni piacevoli,
Never too Late alla scorrazzata selvaggia di
Twisted little Heart e
Hypnotic Joyride, rock e feeling anni ’60, ma siamo anche dalle parti di un certo spirito commerciale americano, attenti alla confezione ma non senza astuzie, come l’aggiunta del sax in
Who’s holding the Wheel e
So hard to be your Friend.
Ballate elettriche come
Yesterday's Tears non fanno male a nessuno, creano qualche bruciore, ma dopotutto soddisfano l’ascoltatore nostalgico di un sound dove i dettagli - l’armonica bluesy della title track o il sound classico di
Time on my Hands o dell’euforia che trasmette la sfrenata
Meet me after Midnight - rivelano tutta la bontà dei
The Blessings e consentono a
Tomahawk Inn di balzare al di là di melodie superficiali facilmente riconoscibili e mediamente commestibili.
Mostrano baldanza e disinvoltura fino alla fine, dall’armonica sbarazzina che apre la granitica
The Truth al sinistro fascino della splendida
Can't Shake the Devil. Se cercate una colonna sonora che tiri su di morale e che ramazzi con sagacia nel rock ‘n’ roll, date un’ascolto a
Tomahawk Inn.