JT Holt e
Clayton Colvin si sono conosciuti nel periodo trascorso in compagnia del chitarrista
Malcolm ‘Papa Mali’ Welbourne, JT suonava il basso e Clayton era il tour manager, nel 2009 hanno formato i
Dertybird, pubblicato un Ep e subito dopo hanno preso la strada per il profondo Sud degli States per plasmare il rock con l’anima del blues.
Questa in breve la sintesi della band texana, dove la prima parte ipoteca la seconda, non certo per ragioni di prevedibilità, infatti il primo dato, lampante, di
Pure Analog è una scelta di schemi del rock classico su cui iniziare a muoversi, da
Edna a
All I Ever, ma senza quell’uso ‘meccanico’ delle chitarre, cercando di aprire spazi per poterci infilare l’invenzione, il riff giusto.
Tra i neri profondi e i grigi offuscati -dove raccontare di un mondo affogato nell’angoscia e nella perdita dell’identità-, trovano gli spunti migliori, splendida
Movin' On, il tocco bluesy di
People Change e la brillante
She Likes It, dotate di una propria intensità, molto anni ’70, tanto che l’attrattiva di
Pure Analog sembra non celare quel senso di ribellione, di quegli anni, una
Feels Like Money in cui ribadire che il loro ‘valzer’ di speranza per giorni migliori non è certo sensibile al colore e al valore dei soldi.
L’atmosfera chiusa, claustrofobica, di
Insomnia, tra figure che sembrano intrappolate e che non sembrano avere vie di fuga, invoglia quel senso di piacere che resta vivo anche nelle ballads elettriche in chiusura,
Laura Lee e
Hurricane, permettendo ai
Dertybird di riavvicinarsi ai confini del rock senza troppa nostalgia.