Dopo l’esordio del 2009 con
New York Town,
Israel Nash Gripka decide di restare nei dintorni della Grande Mela e affitta un granaio per registrarne il seguito,
Barn Doors & Concrete Floors. Meno spaesato, non è più un ragazzotto di campagna che si divincola nella grande città, l’armonica e il rock/americana di
Fool's Gold mostrano subito il cipiglio fiero e non di maniera di questo giovane songwriter. Dal violino e l’impianto agreste old time di
Drown capiamo che non siamo caduti dentro il solito indigesto polpettone folk di scarne ballate, sebbene racconti storie che non tardano a sfociare nella tristezza –come in quest’ultima, di un uomo cresciuto lavorando duro ma che oramai ha perso la speranza-,
Israel Nash Gripka miscela storie e creatività, amore e verità, passioni e vita di strada, traendone un frullato molto saporito: “
The record captures that whole experience in a sonic picture. You can hear birds and dogs and doors, and laughter throughout the record. We just wanted to create something that took us away from NYC and put us in the arms of the country.”
Meravigliosa la dolcezza di
Sunset, Regret, una ballata che giace sulla lunghezza del tempo, il piano e la chitarra di Joey McClelland scivolano lungo vite lontane da quelle maiuscole, in altre vite, come quelle di chi vive nel piccolo, tra un soggiorno, cucina, ufficio e camera di letto. Anima country, steel, mandolino e banjo comandano in
Goodbye Ghost,
Red Dress e
Four Winds, e va bene anche se non tutti i fraseggi sono memorabili perchè quando scatta deciso con l’armonica nella intensa
Baltimore o quando galleggia sull’elettrico in
Antebellum e
Black and Blue, mostra quella maturità di chi ha acquisito una tale sicurezza dei propri mezzi, da abbagliare in
Louisiana con quei richiami anni ’70 (un brano che ha proprio quella voglia di non possedere nulla alla Easy Rider).
In chiusura
Barn Doors & Concrete Floors si concede -solo in parte- al cuore dello spirito folk-roots, voce e chitarra, nell'incantevole
Bellwether Ballad, perché nel finale ha la felice intuizione di affidarsi alla steel e all’armonica). Un respiro intenso, sospeso tra la campagna e la città, come piace a
Israel Nash Gripka.