MARK JUNGERS (Standing in Your Way)
Discografia border=parole del Pelle

          

  Recensione del  26/02/2004
    

Originario del Minnesota, Jungers si è spostato a suonare ed a vivere in Texas. Ma dopo un lungo peregrinare che lo ha portato a vivere anche in Connecticut. Ha militato in alcune band, sia negli anni ottanta che nei novanta, ma senza mai trovare un contratto discografico: ha iniziato con una garage band che eseguiva brani di ACDC e Rush, quindi ha formato Hell's Cafè, una torrida cow punk band che ha scaldato i locali di Austin nella seconda metà degli ottanta e poi si è messo coi Masons, assieme a Dave Ray. Ma non ha mai raggiunto una minima notorietà. Dopo essersi sposato è tornato ad Austin ed ha intrapreso la carriera di cantautore. Ha esordito con il valido Black Limousine alla fine degli anni novanta e, finalmente, i giornali hanno cominciato ad occuparsi di lui.
Musica dell'American Heartland sulla scia di Joe Ely e Steve Earle. Un bel disco che aveva solo il difetto di essere prodotto con poche lire. Ma la stoffa c'era, le canzoni anche. E, puntualmente, Jungers ha confermato coi fatti di essere un musicista vero. Standing in Your Way, 13 canzoni per cinquanta minuti, dimostra che il nostro ha talento da vendere. Un disco solido, ben suonato, arrangiato con gusto, che contiene ballate di spessore, cantate con il cuore. La carta vincente del lavoro è sicuramente il suono, che deve molto a Steve Earle, come dimostra la tersa ballata che lo apre: Sentimental Guy è piena di orgoglio, fiera. Ha un suono corposo, con l'armonica che taglia l'aria, ed una melodia di grande spessore che traccia la sua linea melodica.
Canzoni di questo stampo non si sentono spesso. C'è tutta la tradizione della musica delle radici in un brano come questo, che mischia Earle ed il primo Todd Snider, Ely ed un tocco di Dylan. Per questo disco, registrato dal vivo in studio alla fine dello scorso anno, Jungers si avvale della partecipazione dell'amico Dave Ray, basso e di Wes Green, mandolino, Adrian Schoolar, chitarra e dobro, Phil Bass, batteria.
Il suono è vibrante e Mark, chitarra ritmica ed armonica, presenta una serie di canzoni tese ed elettriche che confermano il suo valore. L'up tempo Conviction, tutta ritmo ed anima, la tersa Be With You Tonight, che si apre con un'armonica e prosegue con una melodia solida e molto equilibrata. How Long ha un intro d'armonica degno del primo Dylan, un ritmo vibrante e un gioco di chitarre da manuale e conferma il valore del nostro, che entra di diritto tra i migliori texani del momento. Bello il ritornello a più voci. Standing in Your way, più lenta e meditata, convoglia in pochi minuti tutta l'esperienza messa assieme in anni di duro lavoro, e stempera una canzone di indubbia qualità. Il disco continua su questi livelli, regalando canzoni vere.
Rispetto al disco d'esordio il suono è più vitale: indubbiamente la registrazione in presa diretta ha dato maggior impulso alle composizioni di Mark. Folk e country si mischiano in modo fluido, come nelle tersa No Easy Way to Go, dove il dobro fa da contraltare alla voce, o nella suggestiva Going Nowhere, una tipica border ballad condita da un assolo d'armonica vincente. In un'epoca in cui la tecnologia sta uccidendo la musica, fa piacere ascoltare dischi come questo in cui semplicità a passione vanno di pari passo, in cui canzoni vere hanno un abito adeguato alla loro qualità. Knoxville Girl è un brano country tradizionale che il nostro esegue con piglio fiero e grande ritmo, mentre Lord Have Mercy ringrazia il signore in modo decisamente atipico.
L'ombra di Earle è sempre evidente, sia negli arrangiamenti che nel modo di porsi, ma la personalità di Jungers esce allo scoperto per la vena fiera e per la qualità della canzoni, come confermano i brani che chiudono il disco. La lenta Reno Outlet Mall, giocata su vari strumenti a corda, oppure l'espressiva Unlucky, il valzerone texano Remorse Waltz o la divertente, ma tesa come una lama e dylaniana sino al midollo, The Critic Song. Scommettiamo che sentiremo ancora parlare di Mark Jungers?