Jason Marbach è uno di quei songwriter che con dignità e tenacia - sin dall’esordio del lontano 2005 con
She Drove-, ha sempre cercato di trovare una strada non battuta dal rullo compressore dell’industria musicale targata Nashville, sempre pronta ad asfaltare il country in una piatta standardizzazione da consumo radiofonico. Una volta che i genitori, per lavoro, si son dovuti trasferire a Houston, Jason quando il tempo glielo permetteva, tornava al ranch del nonno, vicino New Braunfels, tanto che il furgone e la strada contavano quanto la musica. Bassista per l’amico
Jackson Taylor e musicista per
Stewart Mann & The Statesboro Revue, quando ha deciso di incamminarsi da solo con i Barbarossa –la fedele band – nel mercato della Texas Music, ha scelto di orientarsi verso quelle geometrie colorite, solidamente fantasiose e poco artificiose: chitarre, texas rock e sudore.
Eclipse non poteva che riflettere un’appassionata e affettuosa storia texana, un equilibrio perfetto tra partecipazione e distacco. ‘
I live to write songs, and I write songs to live’, dice Jason, storie condite da chitarre tenaci, tigliose, non tanto aperte al sorriso perché raccontano le tormentate angosce del presente, ma se il mondo sembra triste e scollato,
Eclipse è lì per prenderlo per ricomporne i pezzi, e il più delle volte per ‘colpa’ di una donna.
Dall’aspra, legnosa disamina di
Brokedown In Bricktown, alla voce lugubre dell’arcigna
Devil's Own: “
Well I ain't no preacher man, but I swear that woman is the devil's own”,
Jason Marbach è così lontano dal disco d’esordio, per molti acerbo, ma di sicuro
Eclipse resterà nella memoria dell’ascoltatore, il rock senza fronzoli di
Seven Years e di
Brazos Stone o quello più ‘urbano’ di
Something Blue servono anche ad aiutarlo a trovare nuovi estimatori al di fuori del Lone Star State. Ma sulle strade di casa si trova ancor più a suo agio, splendida la country-ghost ballad di
Racing the Birds “…
Holding your martini like a red hot sword / I wish I was a bird, or at least a Ford”, fantasmi anche dal Mississippi in un’altra scura e solida storia,
Old Tom Walker, dal sinistro splendore come nella chiusura acustica di
My Savior.
Country&roots vivace per
Kinetic, aggiungiamo il whiskey ed ecco un’altra ballata intrigante,
Camels and Shifters “
I get drunk in the bar rooms and fight in the streets / I used to have nightmares from drinking all day /Now I can't drink enough to keep them away / I'm just crazy enough to be sane, that's the price that I pay”.
Eclipse traduce in note la cruda -e non priva di eccessi tenebrosi- vita quotidiana, ma vivaddio, un disco sincero, appassionato, necessario!