MIKE ETHAN MESSICK (The Only Easy Day Was Yesterday)
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  Recensione del  28/02/2011
    

Mike Ethan Messick sin dal convincente debutto del 2007, Bootlegger’s Turn, ha trovato il modo di rimaneggiare il classico suono roots texano scavando nella tradizione del folk, rielaborandolo e ristrutturandone un canone in una forma in cui gli ingranaggi del rock e dall’americana combaciassero, alterandone i tempi con brani affetti dalla giusta aritmia.
Quello che accade anche al secondo disco, The Only Easy Day Was Yesterday (il ragazzo è riflessivo, 4 anni per ritornare in studio ma sa scegliersi le giuste compagnie – la steel a Lloyd Maines, il violino di Cody Braun, duetta con Mark Jungers, la Wilson e le compagne delle Trishas, si tira dietro il cuore rock degli Eleven Bones). Mike Ethan Messick mantiene il giusto timing tra il roots e il rock sin dall’avvio, a dare una mossa c’è la fiammante apertura di Leave The Rest Behind e la ballad elettrica di Miss You Like Crazy, ha i muscoli per spingere con Must Be Time (più quelli di Mark Jungers & The Trishas) e l’occhio per guardare alla realtà quotidiana, calandosi nel vuoto ghignante del nichilismo a suon di banjo, mandolini, armonica, slide, steel e fisa: dolci, languide, splendide Walking Into Walls e Oldsmobile, cuore in mano in Fools of Us All (cantata con la sempre brava Jamie Wilson – fin dai tempi dei The Gougers) così infelice in No Way Out ed Oh Evangeline.
Ma in The Only Easy Day Was Yesterday si trovano senza problemi puntate più cattivelle, divertenti, romantiche, mai scollacciate e musicalmente tutte riuscite, specialmente quando passa alla rilassata spensieratezza texana, dalla ruspante e gagliarda Head Start, così limpida in So Little Left To Lose, avvolgente come la sfrenata Miss Alabama. Mike Ethan Messick ha quella naturalezza che ci vuole per maneggiare le radici del country in Teaspoon Full of Gravel e soprattutto una sicurezza nello sposare la poetica della strada al paesaggio texano, con l’armonica in Whiskey Colored Eyes (cantata con Meagan Jones) restituendo infine quel lirismo alcolico del quale è padrone come se fosse padrone dell’anima stessa del roots. Allora The Only Easy Day Was Yesterday non poteva che chiudersi con una live song, da ‘Roadhouse Rockers’, la selvaggia Nickel, spregiudicata e leggera come la disinvoltura di Mike Ethan Messick, un songwriter che sa muoversi quando e come vuole nella scena roots texana.