TED RUSSELL KAMP (Get Back To The Land)
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  Recensione del  28/02/2011
    

Ted Russell Kamp ha un merito che va al di là dell’indiscussa qualità di Get Back to The Land, esso consiste precisamente nell’aver spinto ancora più a fondo la ricerca avviata nei progetti dello scorso anno pubblicati sotto il nome California Country Soul Vol. 1&2: Rockers e Ballads (due compilation in cui combina successi degli album precedenti, cover, nuove canzoni e una parte romantica, focalizzata su un classico songwriting e nuovi arrangiamenti), cioè quella di non accontentarsi dei risultati conseguiti in precedenza, di trovare una nuova strada al country e senza Shooter Jennings. ‘Cowboy boots and goes to town’ a scoprire che nel modo in cui rapisce California Wildflower, qualcosa s’è perso ma qualcosa s’è guadagnato nella musica di Ted Russell Kamp.
Distante dalla visceralità bruciante anni ’70 degli esordi, ha smussato le asperità più taglienti ma brani come la title-track e God's Little Acre -secca e diretta- restano un’irresistibile invito a perdersi nella vertigine di scatti e solarizzazioni, dalle ombre e sovrapposizioni presenti nelle ballate, come nel caso della seducente Georgia Blue o di (Down at the) 7th Heaven lasciate alla dolce sezione fiati che inizia ad allargarsi, diventando protagonista assoluta in Aces & Eights.
Acquista birifrangenza e geometria tra il country e il rock, sentire la spassosa e saltellante If I Had A Dollar, la cura della melodia in Lonelytown e Half Hearted, la riuscita di Get Back to The Land è da cogliere anche negli aspetti apparentemente contraddittori di vetrina splendente e curioso sottobosco, meta di un viaggio dove diventa piacevole perdersi, Right as Rain, lento e magnetico in Dont Look Down, Time is A Joker e nella splendida chiusura dei 6 minuti di Bottle on the Table. Questa volta Ted Russell Kamp fa un secondo regalo alle sue canzoni, oltre a dare loro uno spazio narrativo efficace, le avvolge in uno stile classico, che sa restare in secondo piano, senza mettersi in mostra. Tanto che alla fine in Get Back to The Land è chiaramente riconoscibile la crescita artistica di Ted Russell Kamp.