Come spesso accade nei momenti di passaggio, instabilità e confusione, gli uomini deragliano. Ai fratelli Dickinson è capitato col progetto della
Hill Country Revue ma non con i
North Mississippi Allstars: la scomparsa del padre, Jim, l’essere diventato padre per la prima volta, Luther, hanno dato a
Keys to the Kingdom il modo di girare intorno a questi due temi, la morte e la vita, in modo carnale, legato più al calore della vita. Prendono il largo da Memphis, dal Mississippi (senza abbandonarlo), pescano nel rock classico e nell’american roots, “
There have been periods of time where I could say I have been listening to a lot of The Replacements,” dice Luther. “
And those things are always with me, especially this band since I grew up with them”, con la gibson ES-335 donatagli da Chris Robinson (Black Crowes) il sesto disco dei
North Mississippi Allstars è reduce da quei suoni che negli anni ’70 portavano a dimensioni alternative, che ora molte band contemporanee non osano sfiorare, per non uscire da una routine radiofonica.
Ebbene gli ‘Allstars rifuggono da quelle mode insulse, spudoratamente giovanilistiche preferendo un pubblico che vuole ascoltare dischi eccitanti, di rock e radici. Dovremmo saperlo tutti, che tornare all’antico non è necessariamente fare del ‘passatismo’, in
This A'Way e
Jumpercable Blues c’è puro piacere chitarristico, rock ‘n roll corali e avvolgenti, aggiungono una patina roots in
The Meeting,
Ol' Cannonball e nella splendida
How I Wish My Train Would, giocando sul potere delle parole, del rock: “
I'm ready to leave… gotta get the hell away from here" sulla strada piena di ombre e di morte di
New Orleans Walkin' Dead,
Ain't None O' Mine e dell’altra perla,
Hear The Hills, mischiano blues e riffs anni ’70, e se gli anni passano, anche le necessità e gli ostacoli da affrontare cambiano. Cover di Dylan,
Stuck Inside of Mobile With the Memphis Blues Again e il delta blues sa regalare momenti suggestivi, dalla conclusiva
Jellyrollin' All Over Heaven alla melmosa bellezza di
Let It Roll, così aperta e schierata dalla parte dei ‘Mississippi’.
Fino a poter leggere la conquista di
Keys to the Kingdom, della sua forza e della sua ostinata presenza, quando Ry Cooder impreziosisce l’incantevole
Ain't No Grave: “
So you know, my father passed and that song that Ry plays on, ‘Ain't No Grave’, came to me in such a rush. I just woke up one morning and wrote it. Then that night after a show, I just grabbed my guitar and the music just came to me in one complete thought. That happened to me a lot on this record. The songs really just shot out.” Un disco intagliato nel rock, così impastato di forti sensualità, da rappresentare un'inaspettata sorpresa nella discografia dei North Mississippi AllStars.