DRIVE-BY TRUCKERS (Go Go Boots)
Discografia border=Pelle

        

  Recensione del  28/02/2011
    

The Big To Do e Go-Go Boots sembrano l’incontro tra un dentro e un fuori: conosciuto, solido, regolato dal rock il disco precedente, imprevisto -per la scelta di introspettive soul&country ballads- morbido e infine scardinante il nuovo: “Go-Go Boots is what I sometimes (semi-jokingly) refer to as our country, soul, and murder ballad album. Those elements definitely play into it, but it’s a little more open ended than that”, dice un Patterson Hood molto indaffarato (un film documentario sul potere del rock ‘n roll, sull’America del Sud, di un gruppo di ragazzi –bianchi e neri- cresciuti in Alabama mentre le battaglie sui diritti civili divampavano: “It’s about making art, making love and making a living. It’s a film about the Drive-By Truckers”).
Un film liberatorio che non li ha aiutati a spingere a frantumare i residui cretosi che paralizzano in forme statiche Go-Go Boots, un disco con un’attenzione volutamente meno viva nel suono ma non nell’architettura narrativa, perchè da I Do Believe si scivola in fretta nella tradizione del classico southern gothic di provincia, amaro e crudele come nella scura bellezza di Ray's Automatic Weapon o della title-track “Got some girl pregnant when he was sixteen / Workin’ for McDonalds, pumpin gasoline”. Pieno di omicidi, prostitute e ‘poetica’ al veleno da Used To Be A Cop (“I had a car but the bank came and took it/ Payin’ for a house that that bitch lives in now.”), Assholes, The Fireplace Poker alla piacevole Cartoon Gold, tra pedal steel, con i truckers a cantare “Is like bringing flowers to your Mama and tracking dog shit all over the floor”.
Le novità si avvertono sin dalla cover, scegliendo il lavoro di Eddie Hinton leggenda della chitarra scomparsa nel 1995, e nel ripescaggio di un brano splendido come Everybody Needs Love e una dedica in Where’s Eddie, in quella che dovrebbe rappresentare un tributo, cantata dalla bassista Shonna Tucker (che si ripete in Dancin’ Ricky, qui meno trattenuta del solito e il brano ne guadagna). La creatività è viva, da una parte lo sguardo sulla società e del sapere comune pronto a dare valenze sbagliate al vuoto ontologico delle cose e del paesaggio quotidiano, e dall’altra le ballate, dal tratto agreste come nell’intensa The Weakest Man e nella brillante storia al femminile di Pulaski, con un finale affidato alle chitarre elettriche, in The Thanksgiving Filter e Mercy Buckets. Tirando le somme, il giudizio non può che essere soggettivo, anzi incerto fra l'apprezzare splendide intuizioni e titubare dinnanzi a proposte discutibili. Ma resto dalla parte dei Drive-By Truckers.