Songwriter al terzo disco, produzione indipendente come i due precedenti –li trovate sul suo sito, scaricabili gratuitamente e ne vale la pena!-,
Cody Jinks con una voce ferma e profonda canta della vita che vive quotidianamente, non ha un approccio semplice del tipo ‘
Music for those who wear boots and drink whiskey’, perchè come dimostra
Less Wise, lo stile di
Cody Jinks varca i confini di questa dimensione del country, non c’è solo euforia da dance hall, Cody Jinks la mette in discussione, facendola traballare per poi rivoltarla con la lucidità e la sostanza di personaggi e di storie –per la maggior parte autobiografiche- che appartengono ad un mondo che ci circonda e ci pervade, costeggiandolo con consapevolezza senza limitarsi a guardarlo da lontano.
Cody Jinks ha un lungo passato come musicista, diciassettenne con altri gusti musicali girava l’Europa ma nel suo cuore c’è adesso il country e poi la
The Tone Deaf Hippies, la band che negli ultimi tre anni lo ha seguito per promuovere i suoi dischi lungo le strade del Texas. Ore, giorni, mesi che ritroviamo nell’intensa bellezza di
No Time (“
This song is about not having enough time to spend with my wife”, dice Cody, “
and how hard it is for her to watch me leave all the time), donne su cui l’immaginazione trova ancora strada nella ballata elettrica della deliziosa
Wake Up Becki, ma le parole servono anche a trascorrere il tempo e nella splendida
Hippies and Cowboys serve a riandare al passato quando il passato sembra opaco, “
People like Willie Nelson have helped bridge the gap between cultures, I think that's bad ass”.
Country e western, il piacere si dispiega libero e cristallino anche nella solare e saltellante
Been Around, lungo strade che per
Cody Jinks sono una continua fonte di ricordi, la ruspante e alcolica
65 Days In L.A. con la steel sempre in prima fila, ma oltre a passare spensierati giornate dove sentirsi liberi, tornare a casa significa ricacciarsi nelle dura realtà di un quotidiano che per molti può sembrare insopportabile, tempi duri per l’America nella brillante
Curse The Sky, e per chi ci lavora nella notevole ballata di
Somewhere In The Middle (“
I had a lot of different blue collar jobs before music and I was driving forklifts on freight docks before”, scrive Cody. “
I was old enough to drive a car. My Dad is blue collar, that's what I know. Hard working people, the salt of the earth”). Un paio di cover nel finale,
Last Call For The Blues dell’amico e bravo songwriter
Scott Copeland, meno blues dell’originale ma il country può fare solo del bene, e questa ne è la riprova (azzeccata poi la scelta del mandolino) e di
Nate Kipp con la sempre bella
Loveletters and Cigarettes, prima di chiudere solo voce e chitarra con la title-track: “
This one is about my best friends growing up. When we were younger we had it all figured out, as we've gotton older we have realized that we were wrong”.
Una tinta di malinconia, come una luce amara e retrospettiva che avvolge le immagini dell’intero
Less Wise, un disco dove luoghi e snodi della quotidianità si susseguono e si intrecciano con il country, dove ogni spunto può essere buono per scrivere belle canzoni. Come quelle di
Cody Jinks, a Roanoke. Texas.