La band di Houston dopo un’interessante Ep di debutto con
Burning Bridges riesce a mescolare una miscela che secondo le premesse doveva tendere al texas rock, e invece sebbene risulti foderata da un paio di piombini con impresso la dicitura mainstream –resi più pesanti dalla finta disinvoltura su argomenti frivoli e strappacuori- la
Philip Griffin Band trova country e violini insieme alle chitarre che non esitano a spezzare il ritmo di ballate oneste come
I Want This, della title-track e della conclusiva
Here Comes the Night .
Quelle più elettriche come l’iniziale
New Way vivono (e purtroppo muoiono) dentro l’ovatta di quel paio di minuti come per ‘
I Love you’. Tra salti e sogni, la scelta felice di riprendere
Buzzes Like Neon di
Adam Hood, e in
Burning Bridges si aprono strade country alcoliche affascinanti, tutta slide saltellante nelle deliziose
Jack e in
Wrap You Up, così vibrante la secca
BarFly, ma anche da brani leggeri e orecchiabili come per l’elettrica
This Town e l’elettro-acustica
Someone arrivano segnali positivi.
Seppur in
Burning Bridges a tratti così fresco e spensierato, qualche nota stoni e qualche sapore rimane sulla punta della lingua, la
Philip Griffin Band convince. Ma è un po’ troppo pulita, la preferiremmo più sporca e amara.