Il countryman
Clint Martin cresciuto in una fattoria del South Texas tra cavalli e boots, si aggrappa ai sogni della vecchia scuola dei cowboy dove perseverare -malgrado tutto- è un credo, poi in questo caso le minacce arrivano dal patinato mondo del mainstream: "
I'm really country” dice fiero Clint. “
It gets on my nerves when I see pop artists come over to country. Then, after it fails, they go back to pop. I think you need to be yourself; if it doesn't work, it doesn't work. Just don't try to be someone you're not."
Bravo ragazzo, carriera universitaria in parallelo con la
The Clint Martin Band e dal 2007 di rodei e locali dove trascorrere piacevoli serate, ne hanno frequentati a iosa e continueranno ancora a lungo, “
A musician's life is the life for me", concetto chiaro!
Proven, rappresenta il vero esordio di
Clint Martin, 11 oneste country songs con la steel e la slide sempre affiatate: dall’apertura di
Another Time, Another Place a
The Lady She Is il lato romantico e sentimentale si va specchiando sulla strada di
Dallas, suono più deciso come in
Love Run Wild e al chiarore dei cieli texani di provincia, così ruspanti, cala la deliziosa
Rest of His Life –con l’aggiunta del tocco swing in
Satisfied.
La realtà interiore prevale su quella esterna, là almeno qualche verità si fa strada, così da proteggere l’essenza e l’anima del country (made in Texas) dosando egregiamente malinconia, songwriting e violini lungo i confini del Messico, pura bellezza divisa tra
Blue e il lato border di
West Side of the Tracks e
32 Men. La scelta di chiudere con quella perla alcolica di
Old Time Old #7 Whiskey rappresenta infine, il segnale di quella insofferenza (condivisibile) per lo squallido e nauseante effettismo delle produzioni mainstream-Nashille di genere. Viva il Texas!