CHIP MURREY AND TEXAS UNDERGROUND (Paydirt)
Discografia border=Pelle

  

  

  Recensione del  02/01/2011


    

Giusto riconoscimento ai Texas Music Awards nella categoria ‘Rising Star’, Chip Murrey guarda alla tradizione (“I worked in my family’s auto shop at an early age. The mechanics always had the old Texas country music playing on the radio, and I used to know all the words and sing all the songs played by Merle Haggard, Johnny Cash, George Jones, and others”), per riproporla in tutta la sua intensità nel disco d’esordio insieme ai Texas Underground: “Paydirt is an accumulation of work reflecting life in a small part of east Texas”, precisa Chip Murrey. “It's ancestry, life experiences, its relationships, and very much its feelings and emotions”.
12 brani che comunicano una forma di piacere singolare dimostrandosi un songwriter versatile, poliedrico e mutevole nel panorama Texas Country contemporaneo, capace di modulare con perfetta padronanza il rock e la ballata alt./roots sempre influenzata dalla pedal steel del bravo Paul Sisson, l’arma in più di Paydirt. Chip Murrey è un attaccante sa valorizzare a dovere la Texas Underground, la parte iniziale è piena di granitiche sferzate chitarristiche da What I Like (That's Just Me) alla ‘bollente’ Texas Heat, un tramestio di chitarre che hanno il potere di una frustata mentre percorrono la Interstate a cantare: “The sun is rising high over the heart of Texas / You can see a country mile in every direction / Waves dance across the road like its on fire”.
Tanto amore per il Texas da ricoprire gran parte delle liriche di Paydirt, come nella deliziosa Song About Texas a descriverne le bellezze mentre gironzola tra San Antonio, Dallas, Abilene e Rio Grande senza dimenticare ovviamente, le ‘bad girls’ che non vanno in cielo, ma dappertutto: dalla Lousiana della ruspante Who Dat Der? la ballata sentimentale roots e steel fa il giro largo ma non delude mai, si resta nell’elettrico con You're Gonna Miss Me e OK Again, davvero contagiosa Dance Hall Girls, ma Chip Murrey ne mostra anche i muscoli quando racconta di Manaba (Indian Woman) -una donna Navajo in ‘guerra’ contro i soprusi dell’uomo bianco- per lei non c’è paradiso, ma un oblio per addormentarne la ragione e trascinarla in quella regione nascosta dove nulla è dato, ma alla fine “ …she showed me The scalps of six white men”.
Altro brano intenso, altra scossa a collocare Chip Murrey and Texas Underground consapelvolmente in un solco dove si riconoscono i debiti con il passato del songwriting texano, e da quella solidità ne prendono le mosse per raggiungere l’apice della maturità in un paio di affascinanti ballate come Waitin' on a Train e Granddaddy, tornando a dare corrente all’amplificatore in Wrong Road e nella luminosa chiusura malinconica di Summer's Gone. Paydirt è un disco completo, importante, da ascoltare-riascoltare-riassaporare con calma.