BLEU EDMONDSON (The Future Ain’t What It Used to Be)
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  Recensione del  02/01/2011
    

Bleu Edmondson sembra non preoccuparsi più tanto di gironzolare solo per i bar del venerdì sera, cerca di attaccarsi di più alla realtà -specialmente quella che lo riguarda da vicino, forse più ‘filosofico’ della svolta stilistica iniziata col precedente Lost Boy ma certamente più sfrontato, più rock e forse più audace ("I wrote all the tracks so it is a very personal record to me. I am proud of this one. It is different than Lost Boy. I am in a different place in my life”).
The Future Ain’t What It Used to Be mantiene i tratti scuri e malinconici degli ultimi anni sapientemente rafforzati dal pianoforte e dal sax che sanno entrare sempre al momento giusto, ma di strada da Southland ne ha percorsa parecchia nel suono e nella musica, adesso si salta repentinamente dalla dolcezza del piano a quella di un roboante sincretismo sonoro figlio del rock come nell’accattivante e smaliziato avvio di Blood Red Lincoln, ma non è tutto.
Bleu Edmondson conosce le base melodica pop-rock tradizionale, sa rispettarla perfettamente nella title-track, solcando No Room For Mercy, Riot Night, Believe in Me e sa perfettamente violarla in Life On The Outside, ma tutte ruotano tra redenzione e pentimento sotto i cieli texani dove manca sempre lo zucchero (per fortuna!) mentre abbondano collera, odio e amore (“Writing is like holding up a mirror to those darkest corners of our lives that we keep hidden. It’s not always a pretty reflection, but it’s real and it matters”).
The Future Ain’t What It Used to Be resta accattivante a sentire I'm Still Here, il piacere non svanisce velocemente grazie a una scrittura solida ed anche se non priva di qualche guizzo tipico dal sound mainstream, brani come Black And White e la splendida Not Afraid To Be Alone col sax di Carlos Sosa, sono di alto livello con la meravigliosa I Got My Yesterdays in chiusura a sfumare la parola nella musica, il passato nel presente, con la capacità di non rimanere fredda e scostante per l’uso dell’armonica che la rende puro e semplice piacere, godimento tutto flagrante, epidermico, vitale. Una qualità che Bleu Edmondson non ha dimenticato neanche in The Future Ain’t What It Used to Be.