CHASE FIFTY SIX (Allatoona Rising)
Discografia border=Pelle

     

  Recensione del  12/05/2010
    

Lunga l’attesa verso Austin seduto ad un bar con vista sull’Hartsfield-Jackson Airport di Atlanta, dalla radio lo speaker intanto racconta un simpatico aneddoto di un venditore che sopravvive a stento in un negozio di dischi e la moglie aiutante alla quale rimprovera di non capire la realtà, perché nell’ascoltare le canzoni non bada mai alle loro parole. ‘Le canzoni dicono la verità’, aggiunge lo speaker e partono le note di A Hundred Roses.
Non è strano conoscere una band seduto mentre ci si beve una birra ad un bar, seppur da un paio di piccole casse, ma così è stato per il quintetto dei Chase Fifty Six, band della Georgia al terzo disco (esordio nel 2003 con The Nature of Alchemy ed un EP nel 2007 Chase56, album molto più muscolari adatti ad una ‘live band’). Con Allatoona Rising hanno abbracciato l’alt-country e l’Americana ma i piedi restano ancora nel rock, Chris Stalcup –cantante e chitarrista- dice: “I’m so proud of this record, the whole thing, from start to finish, really feels like us. As a band, we’ve settled into a sound – a feel, really – that just encapsulates what we’re all about as musicians and as friends and band mates”.
È il mandolino e la slide ad accompagnare la ballata Mary Jane, a presentare le nuove prospettive dei Chase Fifty Six, portati a fornire interpretazioni della realtà, amare come in questa love song, ma con l’autentica e sincera passione della tradizione del country e del roots come in Worst Thing, con l’armonica così leggera e malinconica nelle splendide Goodbye Princess, Devil's Bed e Frat Boy Bar a ricostruire ricordi che si portano dietro i segni del tempo.
I Chase Fifty Six proseguono nei territori dell’American roots con una ricerca personalissima e volutamente determinata da Let It Go, a Ready Tonight e Trailer Park Love senza cercare di sfruttare il successo (di critica e pubblico) ottenuto meritatamente in passato e poi sanno sempre cogliere lo spirito di rivolta, la citata A Hundred Roses ma anche Hey Bartender! e la conclusiva Wastin' Time, a ricordare con l’eloquenza della semplicità, come il rock in Allatoona Rising resta indispensabile e bello, brani per lo più brevi, ma granitiche. I Chase Fifty Six imparano ad avere più occhi per guardarsi attorno e con l’American Roots Music il futuro sarà ancora più roseo.