TEN FOOT POLECATS (I Get Blamed for Everything I Do)
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  Recensione del  02/01/2011


    

‘Se non posso piegare gli dei celesti smuoverò quelli infernali’, verso Virgiliano adattabile col sapore di un blues sporco e melmoso, a questo trio del Massachusetts che lo attacca al collare del simpatico cagnone raffigurato sulla cover di I Get Blamed for Everything I Do -secondo disco registrato in Texas per la Hillgrass Bluebilly Records- e ve lo spedisce a casa. I Ten Foot Polecats capitanati da Jay Scheffler masticano amaro, bevono whiskey e sputano sentenze mentre Jom Chilson sembra essere posseduto dal diavolo, groove forti e continui non mollano un attimo l’ascoltatore fin dalla rovente Chicken Head Man dove la mancanza del basso non lascia strascichi, una band muscolare tutto cuore e passione per il blues intravista nell’esordio del 2009 Sterno Soup, una produzione indipendente.
L’approccio è semplice, la scena è scarna, due chitarre e una batteria, sanno ipnotizzare nella splendida So Good to Me, amano molto passare l’amore sotto un ferro da stiro, stirano i sentimenti in cui si muovono magnetici refrain, raramente scendono sotto i 4 minuti per un’ora immersa nelle acque torbide del Mississippi. L’armonica è vitale nel ritmo fluido di Tears On My Windshield, Dryspell e della strumentale Scratch Ticket, sanno mettere le cose in chiaro oltre all’energia, squadernano confini e mete, linee e forme di un blues chitarristico e appiccicoso in Big Road intersecandosi sulle sue onde e continuando a navigare, ma stavolta da fermi nell’intenso torpore delle incantevoli Brokenhearted e Couple More Miles, la velocità si attenua e si passa dentro uno spazio quasi immobile, sembra quasi affondare.
I Ten Foot Polecats sono concreti, materiali e perché no, profondamente malinconici, I Get Blamed for Everything I Do è sempre terribilmente seducente, intorno ad uno stuolo ‘rumoroso’ di chitarre espongono passioni al crudo nella schietta e dura I’m Going Crazy, non risparmiano energie nella deliziosa Bar Hoppin' in giro tra bar, soldi e donne, l’armonica accompagna alcoliche disamine di vita anche in Squeeze, Peavine fino agli ultimi bagliori nei 7 minuti di See What My Buddy Done. Un flusso ininterrotto di ‘dirty’ blues, chitarre e parole combinate con la grazia astratta e muscolare dei Ten Foot Polecats.