WISER TIME (Beggars & Thieves)
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  Recensione del  02/01/2011
    

"It's the first album that I've done where I truly feel at ease with myself in the studio and with a band" dice Carmen Sclafani, parole che hanno un peso non tanto per la piacevolezza dell’iniziale Love and Devotion -spaccato di ricordi felici dei dischi precedenti, perché Beggars & Thieves segna un cambio per i Wiser Time nella lineup -con il chitarrista Jimmy Somma e il bassista Damon Trotta- ma soprattutto nel suono che tende ad allontanarsi dopo la luminosa bellezza chitarristica di On Our Way, dal rock ‘n’ roll classico anni ’60 e ’70.
Il roots si imposessa della scena, basta vedere la cover, molto suggestiva ma ci fa intendere che stavolta hanno preferito il portico di famiglia, frequentato solo dagli amici più stretti, dove tra qualche birra s’intravedono solo chitarre acustiche.
"This record is really the end of a period in my life and the beginning of another, so to be able to celebrate it with so many people is something really wonderful", un nuovo inizio che si discosta da There And Back Again e All For One, siamo su un piano differente, i Wiser Time hanno bisogno di andare oltre lo strato superficiale del rock che dopo l’uno-due inziale sazia a dovere, ma i violini e la dolcezza di Take me back home, il piano malinconico della suggestiva It's hard letting you go lasciano un po’ con la fame di prima, cercano allora di trovare forza nella scrittura che funge come una sveglia ad anticipare l’entrata delle chitarre, sonnecchiano, ma entrano sempre nel corpo di Beggars & Thieves.
Fremono nella semplice apparenza di Revolution 09 in moto epidermico che si muove lentamente sullo stato naturale delle cose, con qualche bagliore elettrico, efficace in Keep it on o nel ritmo avvolgente da bar-room di Whiskey and wine ("These are stories from the road, and some deeply personal moments," aggiunge Carmen Sclafani. "I think the songs are gonna make people feel like they're sitting right there next to me or the band in the car or motel").
Proprio quello che si prova in chiusura con le elettro-acustiche Working mans blues e Seagull che non salvano del tutto il terzo disco dei Wiser Time ma l’intermittenza del ritmo e una band quasi assente, non nuociono poi tanto a Beggars & Thieves.