MATT BEGLEY AND BITTER WHISKEY (The Duct Tape Sessions)
Discografia border=parole del Pelle

     

  Recensione del  01/12/2010
    

Da un paio di anni scorrazzano per il Texas in compagnia di un selvaggio texas country-roots fatto di energia e sentimento, fisicità e passionalità, pancia e cuore. I dischi di Matt Begley and Bitter Whiskey colpiscono subito, bastano poche note -e d’altronde aprire gli show di Jackson Taylor, non è proprio da tutti! Non cambiano di una virgola le ottime sensazioni scaturite da Bearin’ Down e fin dal primo impatto con The Duck Tape Sessions, appare evidente la scelta programmatica della band di affidarsi completamente alle sonorità calde del country-roots tutto riff e whiskey, capaci di proiettare l’ascoltatore nelle lande bollenti del Texas, lì tra sapori cowboy e pistole, le roventi chitarre di Jimmy Rape hanno spesso più peso delle parole, note e colori che valgono più della forma che resta rozza e stradaiola.
The Duct Tape Sessions (“…because at the time the band and my personal life was held together with duct tape”, e si fa una risata… ragazzo simpatico, Matt Begley) vede qualche new entry col batterista Charlie Lisk che si presenta tra lo strepito silente, potentissimo e chiaro di Sands Of Time ad innalzare lo stile di Matt Begley and Bitter Whiskey al di sopra e al di là di tutti i confini che ne descrive. E di steccati, frontiere e paesaggi, Matt Begley ne racconta tanti, senza rinunciare a donne e whiskey, perfetto connubio della rovente Red Dress, come lui stesso delinea (“…is a song about a crazy women driving men. A lot of them are so good looken… we see come in and out of these bars that are having a wild night on the town. It was written on stage at a bar on 6th street. We had to play every wed and it sucked and all we did was drink a bounch of whiskey that gig…) ma anche di ballate ruspanti molto intense come More Than Anything.
Con un occhio all’America e ai suoi ultimi cambiamenti “I take my guns, freedom and money. You can ‘Keep the Change’”, la formula tra roots e rock resta pimpante, brano splendido, che si snocciola lungo un sentiero non asfaltato, che non ha ‘niente da offrire’ se non il piacere di se stesso, come nel whiskey, chitarre e pistole dell’arcigna Nothing To Lose, nuda e pura come la vita, sperduta e raminga lungo le strade notturne infuocate di White Trash Thrio (descritta come ‘wild nights in the beer joints’) quelle attraversate da furgoncini e da locali dove il whiskey doppio è la bevanda d’obbligo. Strade che quando portano lontano dal Texas si riempiono di malinconia, nella passionale e struggente bellezza di Las Vegas BLVD. (scritta in un weekend: “I got a hotel down town and walked around and took in the city with a lil bottle of jack that did the trick”) affidando alla roboante e conosciuta Long Way to Dallas chiudere The Duct Tape Sessions, un disco breve, ma impetuoso come un bisonte. Sfonda i recinti e ti viene addosso.