MIKE CALAWAY BAND (Whiskey Diet)
Discografia border=parole del Pelle

     

  Recensione del  01/12/2010
    

Whiskey Diet è qualcosa di più di un succoso disco di roots texano, nel suo continuo e sensibile modo di narrare storie di vita, nella misura di un romanticismo ricco di risonanze vitali ed esistenziali di viaggi avanti e indietro tra i confini dei sentimenti, Mike Calaway sposa il folk della tradizione texana per quel semplice interesse che riesce a suscitare nell’osservare lo sviluppo di percorsi emotivi piuttosto che a definirne degli approdi precisi. Cresciuto tra le fattorie del Messico e del Texas insieme alla sua fedele compagna “My Martin DC16RGTE”, precisa Mike. “It’s the guitar I’ve used to write the majority of my songs, and a very dear friend of mine”, dopo 7 anni in Europa con l’esercito americano nel periodo Desert Storm è tornato sulla terra che lo ha visto nascere, a Johnson County con la steel guitar tra le mani e l’appoggio della Fort Worth Songwriters Association, un organizzazione no-profit nata nel 1992 che aiuta a promuovere la musica di giovani artisti come il terzetto della Mike Calaway Band.
Le istantanee di Whiskey Diet catturano l’essenza del sound texano elettro-acustico, tra ballate ruspanti e isole introspettive, nell’iniziale Coastal Dreams incisa nel 2003 canta “It’s nice down here in Mexico… Seasons come and seasons go, and I never think about you at all” periodo in cui si rifletteva sull’amore per la musica e su quello conflittuale con le donne a cui si stringe in un legame che diventa poesia sulla strada, da Speakeasy al “Baby girl, i hear the highway call my name” della splendida Gingerbread Man all’appassionata dolcezza malinconica di Russian Lullaby, per poi alla fine allontanarsi in fretta nella brillante disamina di un’altra seducente ballata come Whiskey Diet, immersa nel roots alcolico e nella saggezza del dopo sbronza, illuminante contro i meccanismi dell’orologio biologico femminile (matrimonio, famiglia, figli, insomma di stabilità, meno romanticismo e più concretezza).
La voce e la chitarra di Mike Calaway -con l’aggiunta dell’armonica struggente di Ray "Sleeper' Martin- prendono per mano le incantevoli Hard Working Dog e Frog's Song, si passa da temi sobri alla durezza della vita, dove il freddo della realtà tende a seccare ogni cosa e toglie contorni agli spazi limitati della speranza, le lacrime scorrono lì dove il talento di Mike Calaway è limpido, come nei 14 giorni di nuova vita del peccatore di 14 Days o nello scegliere e rileggere la schietta disamina di Never Saw Your Leavin' Coming. Con i ricordi da rodeo man dell’armoniosa Cedarville, solo voce e chitarra, credo che si possa evitare di aspettare i dischi successivi per definire la Mike Calalway Band una promessa su cui contare nel panorama roots texano futuro. A costo di dover confessare di aver sbagliato, si accettano sin da ora scommesse!