Cinque lunghi anni trascorsi on the road a suonare con i
Flatlanders di Joe Ely, Butch Hancock e papà Jimmi Dale, periodi ‘selvaggi’ che
Colin Gilmore ha attraversato solo per uno studio di registrazione e qualche nuova canzone: “
I had written some songs quite a ways back and had even put a couple of them out on an EP,” racconta Colin. “
I kind of had to breathe life into them again and figure out what they were all about again”.
Il tempo ha rinvigorito i diversi stili che avevano contraddistinto il debutto di
The Day The World Stopped And Spun The Other Way tra country, folk, roots e rock, il West Texas rock & roll -come ama etichettarlo- stavolta si avvicina alla vita con maggior aderenza, la ripete così com’è grazie ad una valigia colma di ricordi di viaggio e di sensazioni, che una volta tornato in Texas ha assemblato lungo i marciapiedi di Austin, con le immagini e gli occhi sulla
Goodnight Lane (“
One street in my neighborhood in particular caught my eye, called Goodnight Lane, and I just sort of fell in love with it.”).
Un disco di riflessioni e di energiche ballate in compagnia della sua Fender Telecaster 52, di una band affiatata con
Lloyd Maines a produrre (e a divertirsi nella strumentale
Teeth, Hair and Eyeballs): non c’è una storia particolare dietro alle singole melodie di
Goodnight Lane ma una serie di esperienze passate in luoghi come quelli descritti nella solida e brillante apertura di
Circles in the Yard, su un giovane uomo alla ricerca di un luogo dove possa vivere tra gli alti e i bassi della vita. Sull'asfalto della
Goodnight Lane –la title track- si corre veloce, come se un’automobile avesse gli occhi e se lo vedesse scappare insieme a tutto ciò che riempe il paesaggio, la fisa e la slide arrichiscono ballate elettriche intense, splendide come
Hand Close To Mine mentre si guida per la
California insieme alla chitarre di Jay Bennett e Scott Mathews a trovare
Abigail, ballatona struggente e senza tempo, o meglio nel tempo della tradizione cantautorale texana, dove memoria, sentimento e immaginazione giocano volentieri a rimpiattino mentre la fisa garantisce che il tutto funzioni.
Solo occasionalmente si nascondono zone di vuoto come in
Black Vines, ma il sound resta elettrico e dannatamente coinvolgente anche per lo sfrenato rock n’ roll a cui non rinuncia in
Laughing Hard Or Crying, con l’elettro-acustica bellezza di
Llano ad aprire una parte finale in parte spirituale: entra il piano nell’elegante
Essene Eyes e tra le goccie di pioggia della deliziosa
Raindrops in July scritta con Jon Tiven a Nashville,
Colin Gilmore sulla
Goodnight Lane ha trovato canzoni e poesia.