RONNY ELLIOTT (Magneto)
Discografia border=parole del Pelle

     

  Recensione del  26/02/2004
    

Ronny Elliott mi rammenta il titolo di un vecchio (e grande) film di Don Siegel (interpretato da uno straripante Walther Matthau, in una rara parte non comica): Charlie Varrick, L'Ultimo degli Indipendenti. Veramente il titolo del film era Chi Ucciderà Charlie Varrick?, ma il baldo furfante (Matthau) si faceva chiamare L'Ultimo degli Indipendenti. E Ronny, l'orgoglio di Tampa, Florida, è l'ultimo degli indipendenti. Ha la sua casa discografica, stampa i suoi dischi, ha una grafica mediocre (questo è l'unico neo) e, a questo punto, comincia anche ad avere un catalogo.
Di dischi Ronny ne ha fatti sei: Loco Siempre, Ronny Elliott and the Nationals, ... A Postcard From Jack..., My Nerves Are Bad Tonight, Poisonville e Magneto. Uscito alla fine di marzo il disco conferma Elliott autore e performer di valore.
Ronny è depositario di uno stile decisamente personale: musica molto legata alle radici, una scrittura intensa, da autore vero, forti implicazioni letterarie, citazioni di musicisti all'ordine del giorno, ed una stretta parentela con gente del calibro di JJ Cale, Guy Clark, Terry Allen e, perché no, Townes Van Zandt e, naturalmente, Johnny Cash, al quale si ispira apertamente. Quasi un'ora di musica, a grande livello, suonata con l'ausilio dei Nationals, la sua band di sempre, in cui militano Natty Moss, Walt Bucklin, Steve Connelly, Harry Hayward, Jim Me Nealon ed il compianto Rock Bottom.
Elliott usa la voce come fosse un narratore, spesso parla invece di cantare, come nella toccante Last One Standing, una canzone di rara potenza evocativa, in cui vengono nominati Johnny Cash e Jerry Lee Lewis ma anche Elvis Presley, Buddy Holly, Jackie Wilson, Roy Orbison, Sam Cooke, Little Willie John, Ritchie Valens, Clyde Me Patther, John Lennon, Little Richard, Chuck Berry, Fats Domino, Bo Diddley. Ma già con Loner's Lullaby, una signature song nel puro stile del nostro, si capisce che ci troviamo di fronte ad un disco di indubbio spessore. Voce maschia e profonda, accompagnamento calibrato, con la steel di Mc Nealon in bella evidenza, ed una melodia forte e sincera.
Elliott racchiude nella sua musica storie e leggende del Sud, e per Sud intendo anche Texas e mischia rock e country, radici e musica del passato, ha cultura e sa strutturare le canzoni come faceva Johnny Horton: è in grado di fare delle story songs che travalicano la pura narrazione, per diventare canzoni vere. Broke Heart Blues è la conferma di quanto scritto, con le sue aperture splendide, e la voce intensa che segna la ballata, mentre un complesso gioco di steel, banjo e chitarra crea la base musicale.
Ballad of the Wayward sembra uscita da un songbook di Johnny Cash, mentre la riflessiva Camera Zone narra di una amore tragico e gioca le sue carte migliori sul suono sospeso e gli intrecci vocali. Me and Rock Bottom è lo struggente ricordo dell'amico scomparso. Degas in New Orleans nasce da un riff già conosciuto e si sviluppa su una tematica sudista, con echi rock ed inflessioni nostalgiche che rendono la canzone speciale.
Oscar and Toulouse and The Heartbreak Kid ha un titolo perfetto per un film, mentre Last Days of Tampa Red celebra il grande musicista blues. Chiudono il disco la geniale Ed Brown meets Chuck Berry, che racconta di un incontro avvenuto veramente, l'attendista Halloween in Germany e la struggente I Hear Mr Shine Passed. Ronny Elliott,l'ultimo degli indipendenti.