JAMEY JOHNSON (The Guitar Song)
Discografia border=Pelle

     

  

  Recensione del  31/10/2010


    

Dopo il successo di vendite di The Lonesome Song, il songwriter Jamey Johnson ritorna con un progetto ambizioso: 25 canzoni per un disco country! Altro che operazione commerciale ed equivoca, qualitativamente rilevante perché non è certo rivolta a recuperare consensi che a Nasville di sicuro non possono più sfuggirgli, The Guitar Song è un doppio disco che rappresenta il Country nelle sue ampie sfaccettature, dall’adulterio all’alcolismo, dalla fede nel Signore all’amore della famiglia, al lavoro dalla parte delle classi meno abbienti alla nostalgia lungo le strade d’America, quelle strade che Jamey Johnson conosce profondamente: "The road is where it's at. I love it. That's where you take country music”.
The Guitar Song è una sorta di doppio percorso dove si percorre da un lato l’oscuro, l’incerto della vita, dell’amore e dall’altra la luce della speranza con una collezione di honky tonk, ballate roots&country accorate e introspettive su cui la voce baritonale va a nozze come d’altronde col rock, insomma l’etichetta di Nashville a Jamey Johnson va davvero stretta: "The original idea was always to do a double album," dice Jamey. "The album is a tale. The first part of it is a very dark and sordid story. Everything after that is progressively more positive, reassuring and redemptive."
Il primo cd si apre con un bel country verace come Lonely At The Top, cover di Keith Whitley ed iniziano ad affiorare le volubilità dell’amore, come un cowboy delle passioni Jamey Johnson si muove tra whiskey story e le poche certezze che tale sentimento resti l’ultimo degli affluenti della passione, e via a struggenti ballatone, elettriche ed acustiche, qualitivamente in gran numero: Cover Your Eyes e Baby Don't Cry, Heaven Bound e Even The Skies Are Blue fino alle splendide Can't Cash My Checks, vibranti 7 minuti da incorniciare e Poor Man Blues dove parla di se stesso quando canta “…backwoods country boy from Deep South Alabama”.
Amori e tempi difficili, come quelli di Playing The Part ma il ritmo è più ruspante, più country come le altre cover Set 'em Up Joe di Hank Cochran e la tutta lap steel di Mental Revenge di Mel Tillis, c’è molta più vita rurale che di città nelle sue canzoni anche nel secondo disco che si apre con By The Seat Of Your Pants dove la Kent Hardley Playboys nelle retrovie fa faville e questi fuorilegge hanno la meglio anche sulla scena della Hollywood dipinta in California Riots. Jamey Johnson punta in alto e il miglior risultato si ottiene quando si gioca la puntata massima, come nella meravigliosa accoppiata Dog In The Yard e The Guitar Song (cantata con Bill Anderson) si mette radicalmente in gioco il sopravvivere per trasformarlo in vivere, insieme a ballate scarne ma fiammanti (That's Why I Write Songs e Thankful For The Rain).
Allo stesso modo del country pastoso di Macon, Good Time Ain't What They Used To Be e quello stile Merle Haggard di Good Morning Sunrise. Qualche leggera concessione al mainstream (più marcata nel finale del secondo disco) ma tra quelle piccole debolezze, The Guitar Song deflagra in tutta la sua carica viscerale capace di dispiegare suoni e anima del vero country.