Sulla scia di acclamate band dell’Oklahoma (su tutte i CCR) i
Left Foot Sally da Stillwater non si fanno mancare niente, liriche scure –cuori sanguinanti, strade e polvere, morte, donne e chitarre infuocate- ma dimostrano di saper guardarsi attorno, e da quello che hanno sentito, da quello che hanno visto, dalle storie raccontate in giro traggono uno sprazzo di originalità e di sano vigore nel loro disco d’esordio
Lady Luck che non inventa nulla, magari i brani l’avrete anche sentiti e poi dimenticati, ma la produzione di Mike McClure garantisce un disco chitarristico e vitale.
Trent Singer e Jarrod Baker, voci e telecaster ci danno dentro sin dal solido vigore di matrice southern di
Second Wind e della splendida
Move You, strade su cui spirano venti di cambiamento dove a spingere lontano è un senso di disorientamento che non impedisce di trovare un senso alla propria esistenza.
Liriche e riffs quanto mai cupi e se ci aggiungiamo un pizzico di simpatia al radiofonico come in
Night After Night,
Tomorrow Today,
Come Back Home (esagerando solo nello stucchevole refrain di
Lester), ebbene
Lady Luck non impiegherà poi molto a far breccia velocemente nelle simpatie dell’ascoltatore.
Certo, troppe ragazze e cuori agitati potranno anche annoiare, ma non è solo rumore quello della muscolare title-track o di
I Know You Know, sì, le liriche a volte buttate lì tanto per dire qualcosa tanto poi ci pensano le chitarre, ma i
Left Foot Sally sanno mettere sul piatto anche succose miscele texan-roots come nell’elettro-acustica
Sick Sister e roventi schitarrate, come nella conclusiva e deliziosa
Daddy'd Be So Proud.
Lady Luck si fa ascoltare con piacere e per adesso può bastare.