DEVIL'S HOLLOW (Devil's Hollow)
Discografia border=parole del Pelle

     

  Recensione del  30/10/2010
    

New Braunfels è un piccolo isolotto felice nel cuore del Texas, terra a cui i Devil’s Hollow non vogliono proprio rinunciarci quando staccano la spina, come spiega il leader, guitarist e vocalist, Justin Murray: "You're never going to get anywhere in this state if you don't have one good place you can always fall back to and relax, play some music, and see your friends". Parole sante, dall’alone romantico anche se nel loro disco d’esordio l’indice di un’evidente sovraeccitazione si palesa nel giro di qualche ruvido giro di chitarra e Devil’s Hollow si prende lo spazio necessario per costruire un ruvido texas blues, ma si mastica e si sputa un po’ di tutto, c’è spazio per il rock anni ’60, il funky-soul anni ’70, e non ultimo il clima spensierato del Lone Star State che trova quel suo piccolo posto, tanto da far meritare (e giustamente) la nomea all'Austin Musician of the Year del 2010.
Questo power-trio è partito dai club di San Angelo fino ad aprire i concenti dei Garza Brothers (i Los Lonely Boys), agli ultimi periodi dove la line-up si è allargata con le tastiere di Matt Cain e una seconda chitarra. Ma quali che siano le presenze Devil’s Hollow ha idee, suoni e sentimenti in grado di piegare qualsiasi evidenza, la chitarra di Murray è ben affilata, la voce è potente come l’uno-due iniziale, The Charm e Treated Bad, blues-rock sporchi e contagiosi, un pizzico di sarcasmo verso un sistema impermeabile alle emorsioni della creatività e via a radiose corse chitarristiche con dentro potenti fasci di amore e diavoli: splendono i sei minuti dell’infuocata jam di Demons Down lasciando al soul di Time Will Tell il compito di far venire a galla, tra gli intorpiditi chiarori dello spazio rarefatto della coppia, una lucida lettura di vita: “Baby lets get together / Maybe have a glass of wine / I know this week has been tough on us / I think we need some time”.
Difficile giudicare Devil’s Hollow tutto bianco o tutto nero a sentire il tocco alcolico e festoso alla texana di Into the Red, di una Heinous, This Way e Ketchup's Boogie dove si spostano con naturalezza tra blues-rock-soul, jam e tastiere. Ma è la forza del disco, e poi i meravigliosi cambi di ritmo dell’accoppiata finale I Never Knew (Something Wasn't Right) e Water To Wine, bastano da sole per far entrare Devil’s Hollow nel numero dei dischi necessari e utili.