HARLEY DEAN (Brighter Days)
Discografia border=parole del Pelle

  

  Recensione del  30/09/2010
    

Se non ce la fate più a sopportare le milioni di varianti, di percorsi, tracciabili dalla vita quotidiana e avete bisogno di staccare, ogni tanto, allora date un’ascolto al nuovo disco del songwriter di San Antonio, Harley Dean. Perdetevi nelle visioni di Brighter Days, come la stessa splendida title-track immagina, con una dolcezza elettro-acustica capace di comunicare sensazioni paradossali di libertà proprio a chi ha un esiguo territorio davanti ai propri occhi. Dopo l’esordio del lontano 2004 con la produzione di Stoney LaRue, Harley Dean torna a riflettere a voce alta ma c’è voluto un colpo di fortuna perché tornasse ad incidere un disco: “I had the incredible fortune of meeting up with Walt Wilkins and having him agree to produce my second effort”.
Brighter Days inghiotte in una bolla di calma attutente il caos di un mondo che gira troppo in fretta, lo fa attraverso una serie di ballate accompagnato alla chitarra elettrica da John Greenberg e alla pedal steel da Kim Deschamps, la vera seconda pelle del disco, così aderente da avvolgere di bellezza And It Stoned Me e California Man, in una sorta di barriera invalicabile che ben si adatta al senso di estraneità, dell’estraniazione che si vive lungo le strade americane degli 8 minuti di Spring Migration, tra confessioni autobiografiche che sanno anche ruggire come in Long Night o in Black Widow Blues.
I violini e l’anima passionale del country di Ever After o della meravigliosa You Ain't Goin Nowhere ci rammentano che le relazioni amorose richiedono adattamenti continui, compromessi, negoziazioni proprio come la vita (si infilano così dentro anche To Be With You e le seducenti Hellbent On Loving You e There and Back Again) ma non per la melodia che rende sì prezioso il lato più sentimentale di Brighter Days ma per la capacità di mischiarsi all’aria per diventare elettricità come nella splendida Burnin Up: ti entra dentro, forse anche dagli occhi, e una volta lì, nel corpo, ti si diffonde. E allora capisci che a fronte di un’universo quotidiano, col suo impalpabile equilibrio dinamico, era necessaria una bella boccata d’ossigeno texano!