Tocco leggero e chitarristico lungo le strade del Texas, i
Dunville partono da Katy non disdegnando un’aperta simpatia per tutto ciò che è ‘cattivo’ in un universo roots primitivo con melodie scarne per un esordio intrigante, misteriose e seducenti le danze di DJ Troville all’armonica nella splendida
Further Down the Road che si arricchiscono di indubbia energia vitalistica per la lead guitar di Robert Crews sin da
Rollin alla brillante
Can't Help Myself passando per i 6 minuti di
Broken Ground.
Tra spiriti inquieti e sottilmenti ribelli, questi ragazzi si buttano nella vita saggiandola partendo da lontano e provando a misurare i confini del rock, valutano i margini del roots e del country e senza restare alla finestra incrinano il vetro del radiofonico con un solide e ruspanti dosi di alcohol e chitarre:
Ballad of Billy è puro godimento elettrico rozzo di provincia dove si nasconde un sottomondo popolato da ombre rifinite con un gran lavoro alla telecaster capace di smussare anche le significazioni sentimentali, annacquate col vigore stradaiolo in
Unexpected Love.
Soluzioni ammiccanti per l’ascoltatore non ce ne sono in
Dunville, sebbene la leggerezza nella piacevole
Tonight, lungo le strade infuocate del Messico di
Bullets a quelle texane raggianti di
Heroes e di una perla come
The Ride c’è tutto il piacere di respirare rock e roots capace di sollevare polvere ma anche di uscire da binari melodici senza sviluppi. L’acustica e toccante
For You chiude un debutto a cui non manca niente per farsi voler bene.