I
No Justice dopo 3 dischi dal vigore texano firmano per la mainstream Carver Records e si trasferiscono a Music City per registrare
2nd Avenue: "
We called it Second Avenue because we felt like we were going in a different direction with our ideas on this record”, dice il vocalist e chitarrista Steve Rice. “
It’s kind of a rebirth for us, like we've got a second chance to do some things we've been wanting to do for a while now”. Strade nuove ma su cui scivolano senza lasciare tracce, del buon artigianato ma poco vero talento come se fosse stato smarrito durante il viaggio, se con
Goin’ Nowhere la melodia ristagna nei gorghi di una placida corrente di suoni, con la title-track,
Just Get Going e
5 More Minutes sembra di essere di fronte alla pura strategia commerciale che non colpisce certo per emozioni (se ne trovano solo nella ballata
Heart On A Chain), ma si resta solo infastiditi da un clichè radiofonico che tende al melenso, come in
Gone Ain't Far Enough.
Si cerca di smussare un’improvvida crisi narcolettica col vigore di brani come le toste
WW III e
Broken Heart Tattoo che hanno una sapiente ed elegante tessitura southern (le chitarre di Jerry Payne vengono affiancate dalla new entry Cody Patton), al contempo suadenti e respingenti, o la brillante mistura roots&blues di
Coming Up the River (con la partecipazione della singer-songwriter Rebecca Lynn Howard) e il rock di
Love Song.
Ma il guaio è l’altra metà di
2nd Avenue, un disco per tutti: “
We appeal to just about anybody, from 5-year olds to 50-year olds, from cowboys to punk rock chicks", ed è quello il problema! Alla fine, prevale un sospetto: che la scelta di
2nd Avenue risponda solo al desiderio di soddisfare quel mercato country in crescita al di fuori dei confini Texani e la domanda di quei fans affamati di mainstream.