KEVIN WELCH (A Patch of Blue Sky)
Discografia border=Pelle

     

  Recensione del  31/08/2010
    

L’ultimo disco risale al 2001, ma in questi lunghi nove anni ha trovato una forma di comunicazione alternativa attraverso il trio composto con Kieran Kane e Fats Klapin: 3 splendidi album tra il 2004 e il 2007, anni vissuti intensamente sia musicalmente sia nel songwriting. A Patch of Blue Sky è il nuovo disco da solista, il country non brucerà corpi e cuori come agli esordi ma non ha dimenticato come scrivere canzoni, non ha bruciato la memoria di quel fuoco sebbene Kevin Welch preferisca flirtare maggiormente con il blues, entra in gioco l’organo B3 di Bukka Allen e cori soul sin dal viaggio nella storia di Come a Rain, metaforicamente parlando, come una barca colma di sogni su Elvis, Hank Williams, Buddha e Confucio ("Jesus was a pagan; Woody was a punk;" e così via) e con il lato scuro del country (“Blood runs deep / Souls run deeper”) nelle splendide ballate di The Great Emancipation o in New Widow's Dream.
Welch adagia la voce su storie crude, con e senza speranza, nessun happy ending e cuore in mano (That's How It Feels) mentre il piano e il violino ne baciano la melodia sempre più incline al folk-roots, all’americana per quel banjo vivo e pulsante sia nella toccante Andaman Sea –che vede la presenza illustre al coro di Eliza Gilkyson, sia nella felice incursione elettrica di Midnight and Noon e della brillante Marysville, accerchiato dai demoni del ricordo in un’incantevole saggio della bravura di Kevin Welch.
Il gran lavoro di Fats Kaplan alla pedal steel rende ancor più seducenti Long Gone Dream e Answer Me That, parlano di persone alla ricerca di una nuova direzione da dare alle loro vite ("If love is the answer/what is the question?"), perdite che lasciano ad un bivio, non importa dove ci si incammina mentre canta la meravigliosa Patch of Blue Sky, cinque minuti in compagnia della figlia Savannah e della sua band, The Trishas, con coro finale che fa venire i brividi. Ma è tutto A Patch of Blue Sky a bruciare come il ghiaccio, un disco capace di riappropriarsi di quella leggerezza che da sempre appartiene a Kevin Welch.