GUY FORSYTH (Live at Gruene Hall)
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  Recensione del  31/08/2010
    

La musica di Guy Forsyth continua a procurare vertigini passionali e carnali, non sembra, ma il chitarrista blues texano ha debuttato nel lontano 1995 con Needle Gun, ed ha continuato -rinviando solo qualche appuntamento- con altri 7 dischi, live compresi, la vera forza aggiunta (doveroso rispolverare le 29 canzoni dell’ottimo doppio cd Unrepentant Schizophrenic Americana datato 2007). Stavolta tocca alla mitica Gruene Hall, New Braunfels, per continuare nell’esplorazione di un mondo che dal blues -molto legato al tempo di Muddy Waters e Bo Diddley, dall’approccio ‘sporco’ e acustico- il trio (con Will Landin al basso e Rob Hooper alle percussioni) ha allargato l’orizzonte musicale al rock, all’americana, scegliendo l’incisione live semplicemente perchè lo spettatore è come una cassa di risonanza, non semplicemente una spugna che assorbe passiva la musica della Guy Forsyth band.
Live at Gruene Hall si apre ripescando un classico blues del loro repertorio, una Taxi ricaricata a suon di armonica ma il resto è tutto figlio degli ultimi periodi nomadi ed irrequieti, alle sensazioni da Saturday Night relegando a deliziose dolcezze elettro-acustiche come When I Think About Love e Should Have Been Raining, il compito di mostrare di non essersi poi tanto irrigidito nei confini di un genere codificato. Alla chitarra Guy Forsyth ha uno stile particolare, si appiccica alla melodia e a suoi personaggi come nella torbida Telephone Line ma permette di avere una visione d’insieme dello spazio del blues o come nella splendida e spigliata Brownsville, tanto per far intendere –molto simpaticamente- che il progresso e la ‘democrazia’ avanzano comprando silenzio e scambiando illusioni, allora non resta che addentare un Piece of the Pie e goderci un altro brano fluido ed elettrico.
Scappa la dedica a New Braunfels con una perla come Econoline, mix di blues e country, emozioni e colori texani prendono forma e caricano la molla di un rock squillante come Hold On. Blues nel finale, dal Mississippi con la melmosa e affascinante immersione nel delta swamp di Good Time Man alla cover di Bo Diddley, con una gran saggio all’armonica nella famosa Mona continuando a correre come un treno impazzito nella ‘traditional’ Hard Pushin' Papa. Diffidate dalle porcherie radiofoniche, andate sul sicuro, scegliete Live at Gruene Hall e il carisma di Guy Forsyth.