CHRIS BELL & The 100% BLUES (The Devil, My Guitar & Me)
Discografia border=Pelle

  

  Recensione del  31/08/2010
    

Nato a Washington, cresciuto nel Massachussets col blues, gospel music e jazz, negli anni ’90 a Los Angeles in quell’universo di penombre umane per accendere la carriera di musicista che lo porterà a formare dopo un decennio la Chris Bell & 100% Blues, un trio (batteria a Bill Nuti, e basso ad Adam Constantine) che ha realizzato un paio di dischi di ‘bottega’, non proprio memorabili -Blues 2001 e CHRIS BELL & 100% Blues: LIVE, ma giocati sulla logica dell’anima di un vero bluesman: "I can't pay my rent, I can't pay the bills, I can't feed the kids... ain't seen nothing yet" parole da chi non risparmia niente e nessuno.
The Devil, My Guitar & Me, è un classico disco di blues e chitarre (di grana grossa a sentire Sweet Josephine o Testify) dove non ci sono distinzioni di classi e politica, entrambe perdono senso quando entra in gioco l’amore per The Devil, My Guitar & Me, la splendida title-track, dove la luce è solo per il blues, serve per arrivare al succo delle cose senza girare a vuoto, dolci le corde melodiche di It's Not My Cross To Bear degli Allman Brothers, quell’organo tanto anni’70 (più malinconico e sofferto in More Things Change) che prendono fuoco nel finale, come My Jimi Hendrix Stuff, dove i titoli delle canzoni del gran chitarrista scorrono curiosamente una dietro l’altra o nel vortice acustico che apre la splendida Long Train Ride, delta blues e Muddy Waters, armonica che ti incolla alla sedia, come a guardare sulla riva del Mississippi lo scorrere lento e apparentemente invariabile di milioni di metri cubi d’acqua, ma consapevoli di veder sfilare anche il tempo e la vita.
Brani scuri e paludosi come Something To Blame o di pura filosofia spicciola femminile da Why My Baby So Cold a I Don't Like To Brag, perle a dir poco muscolari con Working Man, alla faccia di una felicità borghese e materialistica, altro che sogni di un frigo pieno per non sentirsi poveri, quì si suda e si mangia veleno! C’è ancora tempo per un paio di omaggi nel finale, dal sapore jazz che non poteva mancare in The Water e si gioca a New Orleans, al ricordo nella tosta John Lee Hooker chiudendo col sax di una contagiosa Don't Wake Me Up. The Devil, My Guitar & Me è un campo di forza tra materia e forma, tra orecchio e cervello, con il sapore di blues.