RODNEY HAYDEN (Tavern Of Poets)
Discografia border=Pelle

     

  

  Recensione del  01/08/2010


    

Si è allontanato dalle dancehalls dove ha trascorso dieci anni a costruirsi una reputazione da honky tonker, ha deciso di cercare l’America, quella della libertà vana e assoluta delle highways lungo i sentieri del Texas e con solo la compagnia della chitarra si è spinto fino in Europa dove il bagaglio delle esperienze si è andato riempiendo con la profondità dei costumi e delle mentalità delle persone e dei luoghi che andava visitando. Il risultato di tanto girovagare ha un nome, Tavern of Poets.
Anyone can benefit from a little change of perspective, and I feel like this album represents that”, racconta Rodney Hayden dalla sua casa a New Braunfels. “I may not have changed much on the outside, but I feel like i’m a more complete person on the inside because of all of this, and i’m comfortable with that”, nel quinto disco, nelle dieci canzoni, ci sono tessiture, implicazioni, giunture, nodi tra il songwriting tradizionale texano, l’anima del country, il Messico che non ne vogliono sapere di sciogliersi anzi l’aggiunta della sezione fiati, dell’elettrico, dell’anima da folksinger, alla fine può solo sdrucirli, scucirli, lacerarli, ma non si snodano. Tavern of Poets non è un luogo dove fermarsi a raccogliere i ricordi di un lungo viaggio, ma un luogo dove poter continuare a essere in movimento attraverso dieci canzoni (una delle quali scritta con il suo amico Drew Kennedy -che lo ha anche prodotto Tavern Of Poets, una con la cantautrice di Nashville, Heather Morgan e infine una cover di una leggenda del South Texas, Sam Neely) per poi diventare ancora altro e andare ancora oltre.
Imbraccia la chitarra acustica nella meravigliosa malinconia di Too Many Highs, mentre il ritmo ti avvolge Rodney Hayden ci parla di tutti quegli amori, momenti, attimi che pensiamo vicini ma che in realtà allignano oltre quella soglia del nostro sguardo. Il tempo scorre ma il mondo è ancora tutto da scoprire. Un solo centrale da brividi, la calda sezione fiati, una perla da riascoltare e riascoltare… Non ci sono più i violini, le ballate introspettive prendono il sopravvento ma l’essenza del country, di amore e solitudine, traspare da Waiting On The Pain, Cold Goodnight e se qualcuno avesse ancora qualche dubbio Goodnight New York e Last Train To Rome servono a confermare che Rodney Hayden sa come mettere in scena sentimenti profondi e raccontare il presente, tra l’elettrico e il country baciate dal piano, mandolini e dalla slide.
I’ve never been more comfortable with a group of songs as I have this group of songs. They feel like home to me. They feel as right as anything I’ve ever done. At this point in my career—in my life—I’m really happy with the person that I’ve become, and I think it shows on this album.” Boots e una magica fisa nelle splendide tinte roots di More Wishes Than Dimes, vive di passioni e di sentimenti assoluti come in Take Me Back Wife, ha i colori del Messico nel capolavoro finale di C'est La Vie e non alterano l’equilibrio malinconico di brani come It's Just The Rain o come la sensuale bellezza di Tending Bar By The Tracks In Tupelo, MS, scarna, efficace, anche dura. Come le scrivevano una volta. Rodney Hayden accedendo a una felicità narrativa davvero convincente, realizza uno dei suoi dischi più belli ed efficaci. Tavern of Poets, un piccolo grande disco!!