PETER PARCEK 3 (The Mathematics Of Love)
Discografia border=parole del Pelle

     

  Recensione del  01/08/2010
    

A nove anni da Evolution, il secondo disco del chitarrista di Boston Peter Parcek, un viaggio nelle tradizioni del blues molto personale, nella rilettura di un periodo durante il quale -negli States- si percorrevano strade scosse dalle proteste di una guerra dolorosa come quella del Vietnam, a quelle dall’altra parte del mondo, nel cuore di una Londra dove artisti come Eric Clapton, Jeff Beck e Peter Green, scrivevano in note il periodo d’oro del blues: “We’re in a different time,” dice Parcek, “The things impacting us are different now: different wars, different economics, different stresses, different beauties. It’s a more disposable culture. I wanted to make an album that could last.”
Ed il trio che include il bassista Marc Hickox e il batterista Stece Scully -con partecipazioni illustri, l’organista Al Kooper, il mandolino e il violino di Jimmy Ryan e Dan Kellar- riesce a dipingere The Mathematics Of Love come un affresco lucido e riflessivo sul nostro quotidiano con un sentimentalismo ‘proletario’ che arde nelle corde della sua chitarra fin dall’intro torbido e melmoso della cover di Peter Green, la splendida Showbiz Blues viaggio in un delta blues cupo che serve a ripudiare una linearità temporale, le convenzionalità di un’ordinata cronologia, e ci pensano le chitarre a scolvolgere l’ordine dei tempi attraverso ben 6 cover e solo 4 brani originali, ovvero: le dolcezze riflessive elettro-acustiche della title-track e di Tears Like Diamonds, quelle classiche affidate all’armonica di New Year's Eve, troppo stiracchiata invece la strumentale Rollin' With Zah.
La lettura del passato parte invece con l’ipnotica, intensa e scura Lord, Help The Poor and Needy, il messaggio di Jessie Mae Hemphill capace ancora di sprigionare uno humor asciutto, intrigante come la chitarra di Parcek, che va a corrodere quella patina luccicante della corsa al benessere smascherandone con quel passo sofferto l’inesorabile assurdità e insipienza.
Una perla di quasi sette minuti a cui si affiancano le immersioni nelle acque del Mississippi della sua Evolution e di Kokomo Me Baby di Fred McDowell, ritagliandosi nelle strumentali di Get Right With God di Lucinda Williams e di quella meraviglia di Busted, resa famosa da Ray Charles, lo spazio necessario per dar libero sfogo alla sua originalità, la forza di The Mathematics of Love.