Anche stavolta a
Willie Nile non sarà completamente riuscito il tentativo di controllare la sua foga di rocker tuttofare: scrivere, suonare e non ultimo la produzione con la casa discografica River House Records, l’etichetta indipendente che non ne vuol sapere di rallentare (media un disco all’anno!) ma rispetto a
House of a Thousand Guitars i corpi nervosi delle nuove canzoni hanno la sfrontatezza di chi conosce bene le illusioni del rock, provate sulla propria pelle, e fin dalla spumeggiante
Singin’ Bell il sole delle chitarre e del rock n’ roll torna a consumare, bruciare, a rendere febbrile le tracce di
The Innocent Ones.
In quella splendida riflessione passionale di
One Guitar: “
I’m a soldier marching in an army / I’ve got no gun to shoot / But what I’ve got is one guitar / I got this one guitar” c’è la giusta tensione e coinvolgimento melodico, la title-track promette bene e allora si resta all’impiedi e si aspetta stuzzicati il proseguio di un disco che seppur finisca tra coretti scanzonati in stile pop (da
Hear You Breathe a
My Little Girl, alla spassosa
Can’t Stay at Home, splendida
Rich and Broken) il disco conosce scosse ripetute, ruvide in
Topless Amateur, contagiose in
Far Green Hills, amorevoli nell’incantevole ballata di
Sideways, in due parole (che poi sono una, e mi sia perdonata la banalità) la poesia e l’emozione. Sì, alla fine
The Innocent Ones lo potremmo considerare come la storia di un ritrovato sorriso.