Dalla contea di Canton i
Whiskeyfish, la band dei fratelli Matt e J.P. Fisher non si porta in spalla il sole del Texas,
Sushi –l’esordio prodotto da Rodney Pyeatt della Stoney Larue Band- ama riflettere sull’assetto delle cose umane, di quel mondo confuso, diseguale, irregolare e malinconico che non è esattamente quello che ci si aspetta da una giovane band all’esordio, ma i Fisher hanno le idee chiare.
“
It’s not all good times music. Some of our stuff is pretty deep; there’s nothing wrong with that. A few people ask why we write such dark material. We write some happy tunes, too; half the world is having a good time, and half the world is crying”.
Amore e dolori rivestiti con cura dalla telecaster, ballate elettro-acustiche avvolgenti sin da
As Far As She's Concerned,
Complicated, al mandolino di
Trouble e
The Reason, sano texas rock e retrogusto bluesy come nella splendida
Broken Glass e specialmente nella deliziosa
Blues Song, piccoli segni rozzi ma genuini che accompagnano
Sushi sino alla fine.
In dissolvenze emozionali che strappano le vesti del melenso (il mainstream sfiora solo
Wont Look Down) grazie alla chitarra di Matt Fisher e si replica senza intoppi con la fluida
Going Down alla perla roots di
Religion (chiese, birra e whiskey –meno scontata di quanto possa sembrare) ai riff tenebrosi di
The End.
Sushi dal sapore texano, da provare!