Di
Shy Blakeman se ne erano perse le tracce mentre girovagava tra Nashville e la California, ma poi si è stabilito in Texas ed ha deciso di raccontarlo a tutti -con l’aiuto di
Ted Russell Kamp in produzione- sin dal titolo, un nuovo ‘viaggio’ intitolato
Long Distance Man: "…
It’s where I’ve lived longer than anywhere in my life, and Texas music is great. It’s real, it’s just what it is". Uno stile di vita che ha dato ancor più luce al suo amore per il R&B figlio degli anni ‘70, ad un rock chitarristico e all’alt. country tanto da suscitare sin da
Long Distance Man, la title-track, un vortice inebriante di trascinante passionalità che dopotutto continua a restargli attaccato sulla pelle (
The Southern Roots Revival all'esordio di
Downtown Women) e
l’Austin Music City Voter's Poll lo scorso mese di Aprile lo ha messo in cima alle preferenze come miglior disco.
Come non essere d’accordo a sentire la scoppiettante miscela della sezione fiati, l’impasto funky-blues tra un bel giro di corrosive chitarre su cui si poggia la voce calda di Blakeman, un po’ alla Shooter (e dopotutto visto le amicizie, sembra una logica conseguenza). Un disco che trasuda passione da ogni nota, da ogni frammento, in ogni istante, in ogni riff che sembra sempre caricarsi di una nuova energia, dalla telecaster e le tastiere di una deliziosa
So Many Honky Tonks, al frenetico coinvolgimento di
Don't It Make You Wanna Dance, uno di quei brani che si amano da sempre, che si può riascoltare ogni volta anche subito dopo che è terminato.
A questo proposito la rilettura di
Dragon Fly di un altro talentuoso songwriter del Lone Star State, il bravissimo
Matt Powell, è a dir poco meravigliosa: mandolino, violino, fisa e swamp blues a braccetto in uno scenario tranquillo, quasi acustico, ma mentre Shy fischietta sa restituire all’ascoltatore il dono dell’essenzialità di un mix esplosivo. Totalmente esplosivo nell’accoppiata splendida e muscolare di
Swamp Water Whiskey e della bollente
A Quarter to Three,
Shy Blakeman in compagnia di
Marc Ford, rinvigorisce al solo pensiero delle piccole cose, tanto che sembra lecito chiedersi tra i tanti bagordi e il suono delle trombe di
Old Folk Blues ("
Is it a crime to have a good ol' time?") Ma certo che no!
Ecco perchè il risveglio di
Late Night Early Morning è sempre auspicabile ovvero gaiezza, innocenza e spensieratezza che contraddistinguono il lento scorrere lieve della vita della meravigliosa
Easy Goin' Woman, alla texana per quella patina roots vigorosa adatta al sapore di whiskey di
Livin' Proof e ai pensieri filosofici di
Satin Sheet (“…
praise the Lord and pass the mescaline”) sempre rock ‘n roll e una superba sezione fiati, tanto che di cover è difficile parlare (
Willis A. Ramsey)!
Di ballatone resta solo l’elettro-acustica
Cannon ball (malinconica e molto intensa forse perché disegna vignette di solitudine e morte), perché il dolce violino della conclusiva
Save a Little Room nasconde dietro un isolotto di amore "
Save a little room in your heart / And I'll save some room for you" e di leggerezza, la ‘solita’ efficace maestria targata
Shy Blakeman. Gran bel disco!!