CRAIG ERICKSON (New Earth Blues)
Discografia border=Pelle

     

  Recensione del  02/07/2010
    

Nono disco solista per il chitarrista dell’Iowa Craig Erickson, ancora tanto hard-blues che cresce come delle pulsioni larvate, capaci di scuotere anche New Earth Blues: l’impianto formale -sin dalla title-track- è composto da ruvidi groove chitarristici con un retrogusto anni ’70 ‘teneramente ingenue’ e graziosamente furbe, spiattellandoli senza pietà e condendoli con la cruda realtà (splendida World Keeps On Turning) come se New Earth Blues avesse bisogno di quei sapori forti per rendersi ancor più appetibile. Così il blues chitarristico spalmato su tutto il disco prosegue per blocchi, per interferenze tra ballate meravigliose come Be My Friend a quando decide di innervarsi in un viaggio psicadelico di speranza alla Hendrix in Titanic Planet, in un mondo malato bisognoso di aiuto.
La tensione diventa pulsionale e ciò lo rende buio, avvolgente e sensuale specialmente con Spaceship Lifeboat e nel ricordo della malinconica e accorata Drownin' Down Here, la catastrofe devastante dell’uragano Katrina per altri 6 intensi minuti che non possono che anticipare la grintosa Political World, sulle falsità ripetute, ridicole, tragiche, della politica ufficiale.
Al posto delle loro regole ci sono le chitarre, al posto delle loro 'cazzate' le note musicali di perle come Lowdown Ways, Crossroads of Love o la cover di Chris Whitley, Indian Summer e poi le jam, non tanto della brevissima Gypsy Jimi Jam, ma quella della conclusiva Blue Horizon. Si crogiolerà pure nella malinconia di un blues di anni passati, ma Craig Erickson con New Earth Blues è sempre capace di ‘sputare’ in faccia alla contemporaneità.