AJ DOWNING & THE BUICK 6 (Way Back Home)
Discografia border=Pelle

     

  Recensione del  01/06/2010
    

La musica di AJ Downing continua ad unire l’amato Texas alle vallate sconfinate che confinano con il Messico, “This chapter two of my quest to change my priorities” -precisa AJ, “to put the music first. I'm on my ‘Way Back Home’” come se la prima (l’ottimo River of Life) fosse stata una prova generale a questo nuovo lavoro, più completo e vario, oltre alle immancabili ballate, alla dolce fisa, c’è un taglio da honky tonker continuamente ribaltato da repentini elementi di coesione affidati alle chitarre pronte a mettere in discussione difficili scelte di vita, di amore, con quel senso di riscatto di chi difende tutto ciò in cui crede anche se sbagliato.
Way Back Home –la title track- presenta immediatamente la The Buick 6 (Jordan Tietlebaum-batteria-, Steve Sarber –guitar-, Andrew Carrell –basso-, Tamineh Guaramy –violino e coro-, Carrie Downing –coro-) che con la spumeggiante Ann Marie aprono continuamente a percorsi laterali lasciati in passato fuori campo ma che stavolta nello lora presenza non mancano di sfrangiare la direttrice principale delle sue ballate, lasciando acquisire una struttura centrifuga alle sue storie descritte da piccole gemme rootsy che partono dalla bellezza di Pickin Up The Pieces, la slide e la fisa si scambiano di posto ma il risultato non cambia nella splendida Don’t Cry Maria, struggente e appassionante ritratto di solitudine in cerca di amore, elettrificata a giuste dosi o scegliendo una seducente quiete acustica come nella ballatona border di Trouble Town e in River in the Rain.
Canzoni che restano nella testa dell’ascoltatore come un piacevole ronzio passando per i ricordi della commovente Chisolm County, un distacco doloroso alla conquista della propria personalità, consumata anche nella malinconia dell’armonica della meravigliosa Old Ways, aggiungendo quel tocco delicato su un microcosmo di perdenti felici che costituisce l’altra faccia di Way Back Home a cui dedica la scossa sempre macchiata di country di Rockin Little Rebel, alla faccia di una realtà schematica e obbligata, senza via d’uscita, in cui la bontà assomiglia pericolosamente all’omologazione, ‘wild and free’… bene, da qui in avanti prosegue l’anima da honky tonker, si mischia alla slide nella bizzarra Facebook Song, ai violini nella festaiola Freeze, alla fisa e alla fede nel signore di Solid Ground, lasciando la chiusura alle strade sconnesse di Number 9 Blues, un paesaggio intricato di connessioni instabili e riff lungo sette vibranti minuti.
Con AJ Downing son sempre soldi spesi bene!!