JOSH LANGSTON (Liberty Or Death)
Discografia border=Pelle

        

  Recensione del  01/06/2010
    

Dopo l’ottimo Ashes From Amber di mesi addietro Josh Langston torna con il nuovo disco, non che il ragazzo sia così prolifico (di tempo ne ha poco, sempre in giro a suonare e a ritirare premi) quel disco era del 2006 ma meritava di essere ripescato. A quattro anni di distanza ecco il nuovo materiale (fine 2009 per l’esattezza) Liberty or Death è ancora una volta un disco grintoso, nato e scritto ovviamente per strada, resta il luogo preferito per questo giovane Steve Earle del Lone Star State.
Un outlaw romantico che ha trovato chitarre, whiskey e rock ’n roots scritti di slancio e di cuore, a volte più allegro a volte più malinconico, alcune con l’amico Jimmy Kaiser, affidandosi ad una strumentazione più ricca, si siede anche al piano come nell’intro languido dell’iniziale Sunday Morning (The Begining Of The End) tra il vociare del pubblico in un’attesa nervosa, spezzato dal brusco uno-due di Pass Me That Bottle e Get Stoned, texan’ rock coi fiocchi mischiato –nel primo caso- da un’armonica bluesy e tastiere contagiose, e bisogna ammetterlo Josh Langston coltiva ancora una volta una profonda aspirazione ad un modo retto e generoso di non rigare dritto, la telecaster è polverosa e rozza come in passato, non cambia di una virgola nel suo approccio ma stavolta aggiunge qualche ballata in più: roots verace nell’attacco di Close Your Eyes, mantenendo sonorità elettriche come anche nella seducente Brown Eyes, romanticherie sempre lontane dal banale, She Knows The Words o nella pianistica Zero Mile To Empty, perché Josh ama esplorare gli sguardi, le espressioni, i sorrisi e tutto ciò che può scoprire sui visi che osserva riuscendo a coglierne in musica quello scambio di magie emotive che poi ritroviamo spalmate lungo tutto Liberty or Death.
Questo registro sentimentale diventa il segmento narrativo primario ma Josh Langston riesce sempre a non far precipitare la temperatura sanguigna di Liberty or Death per quel legame esistenziale con la strada che non odora certo di studiato a tavolino ma c’è solo sudore, tensione morale e l’immancabile whiskey che impregna la corposa lap steel in un roots malinconico e struggente, Just Cause o nell’incantevole armonica di Make Freedom Ring, rinvigorendo le oscillazioni nell’elettrico con Right The Wrongs, alla raggiante sferzata nel finale di #2 Blues e Make It Through Tonight. E continua a tirar dritto. Continua a non seguire un copione prestabilito. Anche sotto la scorza ruvida di Liberty or Death ritroverete un gran songwriter, Josh Langston.