La realtà di
Dark Side Of a Small Town, l’esordio di Michael ONeal del 2004, non aveva molte sfaccettature ma nei rivoli più nascosti condensava un universo di ballate rock e roots molto intriganti relegandolo alla categoria dei Grandi Vecchi songwriters, per una libertà di scrittura acquisita da subito e man mano affinata fino al raggiungimento con questo
Soul Shine di una indiscutibile superiorità rispetto ad ogni vincolo relativo allo ‘stile texano’.
Sarà che conosce bene le dance hall e il country, al secondo disco inserisce qualche variante ma la
Michael ONeal Band mantiene saldamente i piedi in un solido rock notturno e stradaiolo, sin dall’accoppiata splendida di
The Terrible Sunrise, dove la perdita di riferimenti ci sta tutta ("
I can't run with you good buddy anymore / You're completely out of control"), a
Tallman, e la disperazione relegata a riff e all’acustico continuano efficacemente a restituire un senso di dolore e malinconia, canzoni che dopotutto ruotano attorno a tematiche forti, ma con i violini di
Fightin’ Love, la ballatona familiarizza con l’identità della strada e dell’amore, mutando la cartografia dei possibili percorsi incrociando passato, presente e futuro, restando ‘cocciutamente’ fuori dagli schemi, non fuori dal tempo, continuando a scrivere piccole perle, la struggente fiamma di
1 More Song o la flemma di
Screamin’ e
Abe Taylor rifuggono da enfatiche sottolineature delle emozioni, ma ‘inventano’ tuttavia melodie che fanno breccia nel cuore, da
A Bob Dylan Song alla dolce nonnina texana di
Granny's Touch.
No Surprise arricchisce lo spazio reso più profondo da questo alternarsi di luci ed ombre, con vibranti chitarre a solcare un percorso su cui si spostano quasi parallelamente altre perle, dal veterano di
The Vet, i ragazzi di
Bury Me With Soldiers e la strada che porta
Michael Oneal a suonare verso
Ft. Worth. L’armonica entra in scena nella conclusione di
Soul Shine, una ballata sontuosa che dà un ulteriore senso e spessore alla sua musica, nutrendolo di una linfa rara.