Pinto Bennett è un songwriter dell’Idaho, un misterioso poeta-cowboy che insieme ai
The Famous Motel Cowboys ha influenzato parecchie generazioni di musicisti nel Northwest dell’America, ma anche in Texas a sentire il nuovo disco dei
Reckless Kelly,
Somewhere in Time. Al settimo album di studio la band dei fratelli Braun ritorna a vestire –seppur attraverso un personaggio che sembra non avere un età- il roots energico fatto di mandolini, armonica e violini dei loro primi dischi, anche se ci tengono a sottolinearne alcune differenze: “
It’s not too far a departure from what we’ve done in the past”, dice Cody, “
but it reminds me of the old days when we were playing four sets a night, doing a lot more honky-tonk stuff, playing the real dance halls”.
Eppur la splendida
Little Blossom che apre le danze sembra uscita da
Under the Table and Above The Sun, in compagnia di David Abeyta alla lead guitar e lap steel, Jay Nazz alla batteria e Chris Schelske al basso, l’omaggio a questo paladino del country è rivisto con del puro texan'-roots&guitars: "
While this is Pinto's material, this is very much a Reckless Kelly record. It's simply a bunch of great songs we thought people should hear." Parole sante, cosa dire della tragedia epica di una ammaliante
The Ballad Of Elano Deleon, con
Joe Ely che regala ulteriori stimoli all’ascolto di
Somewhere in Time, riproduzioni molto personali che sono da considerare un bene anche per Pinto Bennett, in veste di cantante su due brani del disco (nella struggente
Thelma in special modo).
Lasciatevi coinvolgere dal furore delle passioni, dalla coda chitarristica di un delizioso roots come
Bird On A Wire, dall’energia di
Some People's Kids, al classico honky tonk di
You Cared Enough To Lie, al country dalla slide languida, quella capace di soccombere al potere di seduzione femminile, di una ballatona come
I've Done Everything I Could Do Wrong che offre anche l’occasione di confessare l’attrazione e i sentimenti che si provano per la bottiglia nella gustosa
I Hold The Bottle, You Hold The Wheel, e le parole diventano quasi subito superflue di fronte a questi ‘versi poetici’.
Non occorre conoscere la discografia dei Reckless Kelly per ascoltare
Somewhere in Time e pensare ad uno dei loro dischi migliori, una band che sa sempre giocarsi bene le carte, basta l’ascolto di
Best Forever Yet, al mito del west da
Idaho Cowboy alla splendida
Pure Quill per avviarsi come nel Wild Bunch di Peckinpah alla disillusione amarissima della fine, per iniziare da qualche altra parte a sentire la title-track. Preferibilmente in Texas e non solo per la musica dei
Reckless Kelly.