Un disco di rock, il tredicesimo dei
Drive-By Truckers come aggiunge lo stesso Patterson Hood “
Very melodic and more rocking than anything we’ve done since disc 2 of Southern Rock Opera” e a sentire la massiccia base ritmica di
Daddy Learned To Fly l’inizio è davvero incoraggiante, non solo per il modo in cui raccontano una storia di perdita e dolore attraverso gli occhi di un bambino ma anche nel modo in cui la magica slide guitar di Joh Neff avvolge la splendida
The Fourth Night Of My Drinking.
The Big To Do è un quadro di un’umanità disperata e incazzata, dalla parte della working class nel modo in cui analizza l’economia ballerina che si ripercuote sui posti di lavoro andati in malora (tirandosi con se la vita di coppia che si riempe di problemi).
This Fucking Job urla allora l’impiegato: “
Workin’ this job is like a knife in the back / It ain’t getting’ me further than the dump I live in / It ain’t getting’ me further than the next paycheck.”
Cupissima disamina di questi reietti e rifiuti della grande società dei consumi e dell’economia trionfante. Scarti umani che non trovano posto in un mondo che misura ogni cosa con il metro del successo, del denaro accumulato, dell’apparenza. Canzoni che in qualche mondo tendono ad incunearsi nei vicoli del passato, oramai sempre più stretti e irrangiungibili di
Decoration Day,
The Dirty South, ma ci aggiungiamo
Birthday Boy o la pungente
Drag the Lake allora i fantasmi del passato continuano a ritornare e sembra -per fortuna- che non possano prendere pace a sentirne le chitarre. Dalle lunghe e suadenti bellezze di crime story come
The Wig He Made Her Wear o
After The Scene Dies alla scesa in campo della bassista Shonna Tucker – che prende il microfono in due brani- con la pianistica e malinconica
You Got Another, tra lacrime e whiskey, l’accusa di una seconda parte troppo dinamica, statica, con il solito richiamo alla figura di Jason Isbell mi sembra un tantino esagerata.
Una parte incalzante iniziale con un leggero appiattimento nel finale non vuol dire per forza perdità di qualità (va bene
(It's Gonna Be) I Told You So è sostanzialmente innocua), ma alla raggiante scioltezza di
Get Downtown o dalla slide di
Santa Fe e
The Flying Wallendas si sorride lo stesso anche se non graffiano, l’acustica chiusura di
Eyes Like Glue non è certo glassa spalmata male.
The Big to Do è un disco interessante anche se non originalissimo, sorretto dal lavoro di una grande band, i
Drive-By Truckers.