
Tutto inizia nel 2004 tra due compagni universitari in un garage di Austin dove scrivono un Ep che li ha portati da Highlands sulle strade del Texas, ‘
redneck rock&roll’ la sigla scelta dalla
Hill Country Jane. In un esordio grintoso e con poche ombre, scelgono di percorrere la strada del disimpegno con le sue torme di ventenni e trentenni che si godono la vita all’affannosa ricerca di non si sa che cosa, ma sulla musica hanno le idee chiare, i sentieri di
The Great Charade offrono un mix di diversivi chitarristici ed essenze rootsy sin dalla robusta
Things Change, sempre a spasso per la periferia nella splendida
As It Is In Texas con Chicago Joe" Penley alla lead guitar che gioca di continuo a ribaltare la scena, gettando una luce su quanto era dato per scontato nella ballatona elettrica della title-track.
Ci sono insomma segni di novità, guizzi stilistici che incamerano la
Hill Country Jane oltre il semplice lavoro diligente, Ryan Lochridge ha una bella voce e ben si adatta alla finta quiete di provincia che descrivono, si affezionano alle oscillazioni della telecaster e le storie prendono corpo dall’energia di
Right Kind of Wrong, alla ruspante bellezza di
Lonely Soul e si può anche discutere, volendo, quando la ballata elettrica diventa troppo contemplativa come in
The Waters Fine,
Eighteen e
On My Life, ma i pregi di
The Great Charade sono tali da far scomparire quelle riserve che in un disco d’esordio si trovano, ma ben nascoste anche dalla simpatia come in
The Legend Of The Beaver River, pura goliardia country texana sempre pronta quando si tratta di colorare con un nuovo eufemismo l’arte orale femminile, alla scoppiettante chiusura di
What I'm Looking For a provare con grande efficacia che in un prossimo futuro ci sarà sempre meno posto per le lacrime ma solo di Texas rock.