Band di Baltimora innamorata dell’alternative country, del rock chitarristico quanto il suono dell’armonica sempre sulle labbra di Uncle Dave Huber fin da
There Will Be Blood, e di certo a sentir parlare della metafisicità della guerra, di soldati, agonia e morte –tra l’origine e la ragione dei colpi inferti preferiscono descrivere il sangue sulla loro pelle- il menù bellicoso dei
Whale Show (più di una traccia) condisce la loro musica insieme ad altre ‘pietanze appetitose’ senza limitarsi (restando sempre in tema culinario) al suono che farebbero friggendo sui fornelli.
Esplorano il rock con le splendide e vigorose fiammate di
Headin' Down the Ol' Highway, lì Ben Pollack alla lead guitar e l’immancabile armonica vanno a mischiarsi al country traditional come la slide della piacevole
Row House Hollar, alla festaiola chiusura di
The Crawdad Song o i colori malinconici del folk-bluesy di quella perla di
Low Down Blues #6, una ballata toccante che misura stavolta l’efficia della guerra (sempre lei) come un’insieme di azioni a cui corrispondono una serie di reazioni impossibili, valutabili in una situazione che non sia, appunto, di guerra.
Proprio come il male, la guerra è guerra.
Caught Between The Highway Blues parla di alienazione, di insoddisfazione, ‘adolescenziale’ tra donne e amore come nella ‘divertente’
Long Time Gone, non so, ma forse in un catalogo sociologico troverebbero spazio le storie dei
Whale Show, meno il country ma
Shadows of Moonlight e la bucolica bellezza di
Little Sadie sono le giuste melodie che non cancellano le rime cupe di
Caught Between The Highway Blues.
Anzi i paesaggi aridi percorsi dagli Outlaws vi si adagiano con scioltezza, dalla meravigliosa ballatona di
They Shoot Horses,
Don't They? alla ‘camminata’ della paradisiaca
When the Waters Rise. I
Whale Show mostrano di credere ancora nell’era dell’alt.country prima ancora del merchandising, il che è, ormai, fatto raro e confortante.