Kasey Anderson e le sue storie semplici, fatte di tristezza e gioia nel suo oramai ‘classico’ americana/folk, con
Nowhere Nights giura ancora fedeltà alla ballata elettrica, la sua voce non abbandona quel senso di tranquillità che aveva lasciato il segno nei suoi precedenti lavori, la meravigliosa
Bellingham Blues lo riporta in viaggio a scoprire un’America che pensava di conoscere perfettamente e che invece è cambiata, mutata radicalmente nei costumi, nelle abitudini, anche in quei piccoli centri che tutti i sociologi e i politologi considerano il ventre molle, impermeabile a qualsiasi cambiamento degli States.
Ma sulle boulevard non c’è modo di ripiegare in scontate velleità introspettive, lo schematismo della descrizione della realtà sociale in
Nowhere Nights acquista una luce tutta particolare e un suono anche urbano e intrigante, da
All Lit Up ad
Sooner/Later o la schitarrata di
Torn Apart alla solidissima title-track, ma di certo la malinconia è terreno sempre fertile quando si tratta di unire musica e lirismo, dalla dolcissima
Home alla aggraziata bellezza di
Leavin' Kind è un rigoglioso ribollire di storie, di trame, di incroci e traiettorie, e
Nowhere Nights consente di mettere delle piccole storie una vicina l’altra dandone un senso compiuto.
From Now On è fredda e notturna, c’è il sangue americano dei soldati ricordati attraverso la figura del Col. James Blake Miller per un articolo sui veterani in Iraq pubblicata dal Rolling Stone, ecco
I Was a Photograph, il piano della splendida
Like Teenage Gravity e gli 8 minuti della perla di
Real Gone chiudono
Nowhere Nights, un disco di un songwriter capace ancora di restituire in musica le emozioni che porta con sé.