JACK INGRAM (Young Man)
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  Recensione del  31/05/2004
    

Cosa dire di Jack Ingram che ancora non sia già stato enunciato su queste pagine? Non abbiamo ancora fatto in tempo a riporre sulla mensola il suo recente e pregevolissimo Live at Billy Bob's, Texas che, inaspettatamente, arriva sul nostro stereo questa selezione che ci riporta agli inizi della carriera del nostro troubadour. Otto albums sulle spalle in dieci anni: alcuni eccellenti, altri buoni, ma in ogni caso sempre oltre la sufficienza; amicizie e frequentazioni importanti (Steve Earle, Buddy Miller, Todd Snider, Bruce Robinson, David Grissom tanto per fare qualche nome) testimoniano un rispetto e una stima conquistata sul campo sera dopo sera, concerto dopo concerto, canzone dopo canzone.
E se tra i suoi lavori non possiamo fare a meno di ricordare l'esemplare Live At Adair's, l'abrasivamente positivo Livin' Or Dyin' (prodotto da Mr. Earle) o l'asprigno Electric, fino ad oggi (eccetto pochi fortunati) avevamo pochi elementi per discernere dei suoi due primi lavori in studio; mi sto riferendo all'esordio omonimo targato 1993 e a Lonesome Questions ('94), piacevole disco elettroacustico dove venivano amalgamate abbondanti dosi di country con folk & rock il primo, più robusto ed elettrovigoroso il secondo. Si tratta di due lavori da tempo fuori catalogo e non più reperibili sul mercato; Young Man viene quindi a darci un'idea del Jack Ingram degli esordi in quanto raccoglie brani autografi presenti in quei due missing records. Nelle sue canzoni traspaiono sull'altare i santini di Merle Haggard, Wyllie & Waylon, di Steve Earle, Johnny Cash e Guy Clark e qualche altro venerabile canonizzato al culto delle sette note made in Texas.
Il suono è country, robusto quanto basta, già fertile di personalità e di una buona prosperità composita, la voce è pulita, la strumentazione essenziale e le melodie ariose. Beat Up Ford ha il passo giusto e ti conquista già al primoascolto, Make My Heart Flutter ha linea menti honky tonk mentre Sight Unseen e A Song For Amy sono due garbate slow ballads e Things Get Cloudy è gradevole e ricca d'emozione. In Drive On c'è una bella rifinitura di piano, è una canzone quieta con atmosfere notturne ed avvolgenti; Jack racconta di essersi ispirato per la stesura di questa song al film "The Last Picture Show".
Lonesome Questions è una ballata outlaw-country dal suono classico con la steel sullo sfondo e un opportunista violino ricamatore. La narrativa Younger Days racconta emozioni giovanili ai tempi dell'high school. Working ha in sé embrioni seminali di Haggard e Kristofferson mentre l'incalzante Mary Go Round ha il tiro di un treno in corsa. Da citare infine brani come la stimolante (alzare il volume, prego) One Light Town, le confortevoli Still Got Scars e Tuesday Night o la scatenatissima e conclusiva muscolare Travis County. Un disco decisamente interessante, per scoprire i primi passi d'inizio carriera di un texano di tutto rispetto.