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This is who I Am’, parole e musica da un roots-rocker verace che vive di pane e strada, uno qualunque che canta di gente qualunque, di esistenze lontane dall’essere scontate, dotate di una malinconia che romanza il quotidiano, che si invischia e porta la vita di questi personaggi ad essere degne di essere vissute. Sulle strade bollenti del Texas
Josh Langston ci gira da sette anni con la sua band, cliente affezionato alle The Outlaws radio del Lone Star State, questo Steve Earle vecchia maniera ha trascorso con la sua famiglia un breve periodo in California prima che qualcuno lo riportasse a casa, come canta nella splendida
Take Me Back Home, brano di apertura di un signor disco di sano rock e roots made in Texas, un viaggio in un mondo conosciuto, quello che descrive in
Ashes From Amber, lontano dallo spaesamento della città degli Angeli, riacquisisce la cosiddetta normalità da ‘fuorilegge’, dove ognuno è semplicemente quello che è, ed ha l’identità che si costruisce, non quella che gli danno le abitudini e le convenzioni, le false regole del vivere civile.
Un’adolescenza da disciplina militare non gli ha risparmiato una vita turbolenta a questo talentuoso songwriter che scrive e canta con la passione del cuore, tra gioia e dolore, senza remore e titubanze, voce squillante e suono stradaiolo, un vero bandito senza guinzaglio, selvaggio nel suo gironzolare con la sola chitarra e una sacca di ottime canzoni, in un nuovo luogo dove suonare e trovare nuovi amici con cui condividire il piacere di un buon whiskey, lasciando riposare i propri boots. Nel solitario scenario del West Texas imbraccia la chitarra e canta di working man, cuori solitari e sulle highway tira dritto: “
Drive On, forever push forward, do not reflect on moments lost or opportunities passed”, pastosa la title-track, entra la malinconia del piano nell’accorata rootsata di
Like Sin, tra “
whiskey, weed, and cocaine… Everything around me tastes like sin”, brano splendido in cui sottolinea come la funzione redentrice dell’amore e dell’accettazione del rimorso sia da considerare soprattutto come il risultato di una fiducia cieca nella forza di questi due sentimenti, e al di là dei limiti e delle miserie, piccole o grandi, di cui ciascuno è portatore.
Una serie di solidi riff avvolgono sia le ballate sia le sfuriate rock, come nella vibrante scossa della nota
When I’m Gone o nello slow-rock di
Monday Afternoon che si infiamma all’improvviso, squarci di luce mentre l’obiettivo è concentrato su un controcampo di luoghi anonimi, da quattro soldi e di strade mal frequentate. Songwriter di spessore,
Not Today non sorprende a chi lo segue da tempo, uno dietro l’altro roots-rock energici come
Blame, la deliziosa
Where Do We Go, l’alcolica schitarrata della meravigliosa
Just Cause rigirando sulla banalità della sofferenza prodotta dal progressivo accumulo di sollecitazioni e frustazioni collegate ad un costante emergere del desiderio, che non può che chiamare in gioco l’universo femminile con la cupa
Rainy Day Women, prima di chiudere con l’isolotto acustico di
Sweet Carolina. Non solo un gran roots-rocker,
Josh Langston, ma in
Ashes from Ember c’è molto di più: una dichiarazione d’amore per un certo modo di prendere l’esistenza, di lottare rimanendo integri e fedeli a stessi, al mito del Texas e alla sua storia in musica. Gran disco!!